Open Day 2024


Nel mese di maggio l’Accademia di Belle Arti di Roma apre le sue porte!
Vieni a scoprire ABARoma, le sue sedi, la sua storia e la vasta offerta formativa, in una giornata da non perdere.
L’Accademia di Belle Arti di Roma è la principale scuola di formazione artistico-culturale della Capitale e, in quanto erede dell’Accademia di San Luca, è tra le più antiche del mondo.

Nella giornata del 25 maggio le tre sedi dell’Accademia di Belle Arti di Roma ospiteranno l’Open Day 2024; una giornata rivolta ai giovani diplomandi del liceo e degli istituti di formazione, ma anche a chiunque abbia voglia di approfondire più da vicino i percorsi di studio e le possibilità creative che l’Accademia, in quanto Istituto di Alta Formazione Artistica, offre.
All’interno della variegata proposta formativa troverete i seguenti percorsi di primo e secondo livello: pittura, scultura, decorazione, scenografia, grafica d’arte, fotografia, cinematografia, audiovisivo, moda, grafica pubblicitaria, nuove tecnologie, curatela, arte per la terapia e comunicazione dei beni culturali.

Per l’occasione, nella sede di Via di Ripetta sarà presente l’infopoint dedicato all’Ufficio Accessibilità e ai servizi che quest’ultimo offre all’interno dell’istituzione. Inoltre, in tutte e tre le sedi sarà disponibile il servizio di interpretariato LIS per persone sorde, a cura della cooperativa CREI.

Per info e richieste: comunicazione@abaroma.it

 

Ecco dove verranno presentati tutti i corsi:

 

Sede centrale – Via di Ripetta, 222

Accoglienza – cortile centrale
Infopoint servizi Ufficio Accessibilità – cortile centrale

DIPARTIMENTO DI ARTI VISIVE

Scuola di Decorazione
• Decorazione
• Decorazione – ind. Arti visive per gli spazi architettonici e il paesaggio
• Arte Ambientale e Linguaggi Sperimentali
• Arte Sacra Contemporanea

Scuola di Pittura
• Pittura (biennio e triennio)

Scuola di Scultura
• Scultura
• Scultura – ind. Scultura Arte Pubblica e Ambiente
• Scultura – ind. Scultura e Nuove Tecnologie Applicate alla Scultura e allo Spazio

Scuola di Grafica d’Arte
• Grafica d’Arte (biennio e triennio)
• Illustrazione ed Editoria d’Arte
• Tecnologia dei materiali cartacei

DIPARTIMENTO DI COMUNICAZIONE E DIDATTICA DELL’ARTE

Scuola di CVPAC
• Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo (biennio e triennio)

Scuola di Didattica dell’Arte
• Didattica e Comunicazione dell’Arte
• Arte per la Terapia
• Comunicazione e Didattica dell’Arte ind. Comunicazione e Didattica del Museo e degli Eventi Espositivi
• Comunicazione e Didattica dell’Arte – ind. Curatoriale

DIPARTIMENTO DI PROGETTAZIONE E ARTI APPLICATE

Scuola di Cinema, Fotografia, Audiovisivo
• Teorie e Tecniche dell’Audiovisivo

Scuola di Scenografia
• Scenografia
• Scenografia – ind. Teatro
• Scenografia – ind. Multimediale

Sede distaccata – Via del corso, 467

Accoglienza – portineria

DIPARTIMENTO DI PROGETTAZIONE E ARTI APPLICATE

Scuola di Progettazione Artistica per l’Impresa (corso)
• Design
• Culture e Tecnologie della Moda
• Culture e Tecnologie della Moda – ind. Fashion Design
• Culture e Tecnologie della Moda – ind. Costume per lo Spettacolo
• Culture e Tecnologie della Moda – ind Design del gioiello

Sede distaccata – Largo Dino Frisullo s.n.c.

Accoglienza – area ristoro

DIPARTIMENTO DI ARTI VISIVE

Scuola di Scultura
Triennio in Scultura
Biennio di Scultura:
• Scultura Arte Pubblica e Ambientale
• Scultura e Nuove Tecnologie applicate allo Spazio
• Scultura Ambientale e Lapis Tiburtinus (boario)

DIPARTIMENTO DI PROGETTAZIONE E ARTI APPLICATE

Scuola di Cinema, Fotografia, Audiovisivo (boario)
• Fotografia e Video
• Cinematografia e Spettacolo
• Fotografia Editoriale
• Teorie e Tecniche dell’Audiovisivo

Scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte
• Arti Multimediali e Tecnologiche
• Arti Multimediali e Tecnologiche – ind. Nuovi Linguaggi dell’Arte

DIPARTIMENTO DI PROGETTAZIONE E ARTI APPLICATE
• Grafica editoriale
• Graphic design

 

Scarica il PDF

 

Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma

Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

Lezioni di cancellatura

Introducono:
Renata Cristina Mazzantini, Direttrice della Galleria Nazionale
Cecilia Casorati, Direttrice Accademia di Belle Arti di Roma

Martedì 14 maggio alle ore 11.00, con la prima delle Lezioni di Cancellatura prende avvio il programma di incontri legato all’iniziativa Artista alla GNAM. Emilio Isgrò protagonista 2014, che celebra un protagonista dell’arte contemporanea italiana con una mostra che espone una selezione significativa del suo lavoro, oltre a diverse occasioni di approfondimento a sessant’anni dalla prima delle sue celebri Cancellature.
In questa occasione, Emilio Isgrò incontra gli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Roma per un workshop che darà la possibilità a coloro che si stanno formando nell’arte di poter incontrare una delle più autorevoli figure della cultura italiana. Al centro di questo confronto non può che esserci il gesto artistico radicale che ha rivoluzionato il linguaggio dell’arte a livello internazionale e che contraddistingue l’opera di Isgrò: la Cancellatura, il “pennello” di cui avvalersi come filtro selettivo con cui isolare l’essenziale.
L’iniziativa è promossa e organizzata dalla Direttrice della GNAM Renata Cristina Mazzantini, in collaborazione con l’Archivio Emilio Isgrò, grazie al contributo di Intesa Sanpaolo e Techbau, main sponsor, con il sostegno di Borghese Contemporary Hotel, sponsor tecnico.

 

Scarica il PDF 

Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

Teatro Patologico di Roma

 

Lunedi 06 maggio dalle 10 alle 11 si terrà in Aula Magna l’incontro con Dario D’Ambrosi fondatore della Compagnia stabile del Teatro Patologico di Roma.
Verranno presentati una serie di video e materiali sull’attività del Teatro Patologico a cui è stato dedicato un documentario, con regia di Domenico Iannaccone, andato in onda su RAI3. Il Teatro Patologico è un’esperienza unica nel suo genere, luogo d’incontro tra pièce teatrale e malattia mentale, riflessione sulla follia della normalità. Un’esperienza che ha un ampio respiro internazionale vincitore del XV Festival Internazionale del Cinema Patologico (2024).

Gli astri benigni di Agostino Chigi

Introducono:
Cecilia Casorati, Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Giuseppe Carmine Soriero, Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma

Intervengono:
Augusto Gentili, Università di Ca’ Foscari
Paolo Procaccioli, Cinquecento plurale, Università della Tuscia
Ingrid G. Rowland, Notre Dame University

Sarà presente l’autrice.

Il Magnifico Agostino Chigi, ricchissimo banchiere senese al servizio dei papi, nel progettare la sua fastosa dimora transtiberina, l’attuale villa Farnesina, aveva riservato alla Loggia della Galatea una funzione particolarissima, che non ha eguali nell’arte del Rinascimento. Affrescata con il concorso di tre grandi pittori, Baldassarre Peruzzi, Sebastiano e Raffaello, la Loggia riflette e moltiplica in un gioco di specchi la figura del committente, a partire dal suo oroscopo dipinto nella volta, identificato da Aby Warburg e Fritz Saxl.

Il volume di Costanza Barbieri, prima monografia sulla Loggia della Galatea, completa la lettura astrologica del tema natale del Magnifico committente, raffigurato nella volta, scoprendo la relazione con l’intero ciclo di affreschi. E così le stelle benigne di Agostino si completano con i miti dell’aria dipinti da Sebastiano nelle lunette, allegorie dell’esistenza terrena soggetta ai capricci della fortuna e alle passioni, per concludersi con il tema d’amore, raffigurato dalla coppia Polifemo e Galatea, quest’ultima celebratissima opera di Raffaello.

L’unità d’impianto fra i vari registri della Loggia, rimasta incompresa fino a oggi, culmina nella rappresentazione della Galatea, che incanta con la sua bellezza il rozzo Polifemo e incarna le virtù di Amore, inteso come innalzamento dell’anima e conquista della virtù, secondo il dettato neoplatonico. Il congegno astrologico e autobiografico del committente costituisce un meccanismo perfetto—con l’accorgimento di una piccola rettifica—per celebrare il destino eccezionale del Magnifico, scritto nelle stelle. Un progetto coerente in ogni dettaglio: Astrea, la costellazione del suo ascendente in Vergine, risplende ancora oggi sui monti araldici dei Chigi, inquartati con lo stemma del papa Della Rovere.

 

Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

Franco Nonnis

Saluti istituzionali di Cecilia Casorati, direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma

Interventi di:
Francesca Romana de Paolis, giornalista, critica d’arte e curatrice indipendente
Daniela Lancioni, curatrice senior Palaexpo
Claudia Palma, già direttrice dei Fondi storici, Archivio Fotografico e Bioiconografico della Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Paolo Rotili, professore di Composizione, Conservatorio di Musica “Santa Cecilia”, presidente dell’Associazione Nuova Consonanza

Modera:
Marco Rinaldi, professore di Storia dell’Arte Contemporanea e Storia del Design, Accademia di Belle Arti di Roma

Durante la presentazione del libro il maestro Gianni Trovalusci, presidente della Fondazione Scelsi, eseguirà i seguenti brani:
Franco Evangelisti (1926-1980): Proporzioni – strutture per flauto solo (1958)
Giacinto Scelsi (1905-1988): Mantram – canto anonimo per strumento basso (1987), versione per flauto basso di Gianni Trovalusci.

Presentazione del catalogo della mostra «Sobre sì mismo»: Franco Nonnis 1959-1965, a cura di Maurizio Farina, Francesco Mozzetti, Guido Rebecchini, casa editrice TLON, Roma, 2023.

Il catalogo, che fa seguito all’esposizione tenutasi presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea tra il febbraio e il marzo del 2022, presenta un ampio corpus di opere di Franco Nonnis (1925-1991) realizzate tra la seconda metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Sessanta. Si tratta di un nucleo di dipinti su tela e su carta e di una selezione di progetti e materiali che documentano l’ampiezza dei suoi interessi i quali, oltre alla pittura, si estendevano alla musica, alla poesia e al teatro. Artista poliedrico e intellettuale completo, Nonnis fu uno spirito inquieto e indipendente che mantenne intensi contatti con artisti quali Achille Perilli e Gastone Novelli, con la neoavanguardia letteraria dei Novissimi e del Gruppo 63 e con il mondo del Nuovo Teatro, arrivando a formare strettissimi sodalizi con Franco Evangelisti e Alfredo Giuliani. Protagonista di un’importante mostra al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea (Sapienza Università di Roma) nel 1991, l’opera di Nonnis è stata successivamente pressoché dimenticata se non da pochi specialisti e da coloro che lo hanno conosciuto e con cui aveva collaborato. È merito della Galleria Nazionale di Arte Moderna di aver promosso, attraverso la mostra del 2022, il reinserimento della sua figura di alto valore nel panorama a lui contemporaneo.

Formatosi con Roberto Melli a Roma e Ottone Rosai a Firenze, Nonnis abbandonò presto la figurazione, stimolato da ripetuti soggiorni in Germania, dove avviò la sua carriera espositiva come pittore astrattista. Intorno al 1960, si trovò a vivere uno snodo fondamentale della cultura artistica in Italia, teso tra le correnti informali, le novità americane che cominciavano ad affacciarsi sul panorama nazionale, e i primi interventi concettuali. Comune a molte di queste ricerche era la tendenza a considerare il dipinto come oggetto concreto che si risolve nella sua superficie, basti pensare a Fontana su un versante più concettuale e a Burri su quello invece della materia. Fu proprio alle opere di Burri, che Nonnis conosceva, che i suoi dipinti risposero più intensamente, senza però abbandonare la ricerca poetica di significati enigmatici e personali, spesso esclusivamente suggeriti da titoli evocativi. Caratterizzato da una forte tensione sperimentale, questo percorso lo ha portato a creare dapprima dipinti ad olio e poi, progressivamente, da un lato a sperimentare nuove tecniche come l’uso di terra, sabbia e cartone ondulato nei dipinti, e dall’altro a realizzare collages di poesia visiva realizzati in collaborazione con Alfredo Giuliani.
Nel 1961 Nonnis fu invitato dal Movimiento Artístico del Mediterráneo a Valencia, dove trascorse alcuni mesi e pose le basi per una serie di mostre che si tennero a Madrid, Valencia e Barcellona, e dove ebbe l’opportunità di mostrare i suoi quadri più intensi e maturi, dai toni terrosi e le superfici scabre. Nel 1963 espose anche a Venezia, Roma e Milano dividendo la sua produzione tra collages poetici e opere polimateriche. A partire dal 1965, tuttavia, il suo crescente coinvolgimento nelle attività teatrali, in particolare con il Teatro Centouno dove matura l’importante sodalizio con il regista Antonio Calenda, prese di fatto il sopravvento sulla pratica pittorica e prestigiosi incarichi come scenografo fecero seguito negli anni successivi.
Costantemente teso, nella sua attività pittorica, alla ricerca di una autenticità che raggiunse sperimentando forme e materiali spogli da ogni graziosità e, nelle attività parallele, lasciando libero il freno alla sua fervida e spesso ironica immaginazione, Nonnis seppe trovare soluzioni formali e concettuali del tutto inedite e sperimentali. Proprio per l’originalità e l’intensità di queste ricerche, Nonnis merita oggi di uscire dall’ombra anche con questo catalogo che nei contributi attraversa i molteplici interessi di Nonnis. Arte, filosofia, matematica, avanguardie musicali, letterarie e teatrali coesistono nella sua figura di intellettuale libero da condizionamenti, di artista originale figlio di quei magici anni Sessanta.

Tutto questo si rispecchia nell’Archivio di Franco Nonnis, acquisito sempre dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, e continuamente citato e analizzato nei contributi del catalogo.

 

Biografia dell’artista
Dopo aver studiato matematica e fisica a Roma, sua città natale, Franco Nonnis (1925-1991) si dedica con continuità alla pittura per un decennio, a partire dalla metà degli anni Cinquanta. Formatosi con Roberto Melli a Roma e Ottone Rosai a Firenze, abbandona presto la figurazione, stimolato da ripetuti soggiorni in Germania, dove avvia la sua carriera espositiva come pittore astrattista (Colonia, Coblenza, Bad Godesberg).
Gli interessi per le sperimentazioni musicali e letterarie portano Nonnis a stringere strettissimi sodalizi con il compositore Franco Evangelisti e lo scrittore Alfredo Giuliani. Nel 1957-58 collabora con Evangelisti su vari aspetti della composizione elettronica Incontri di fasce sonore, mentre, nel 1959-60 e nel 1962, il compositore lo coinvolge, rispettivamente, nelle nascenti attività del Gruppo Universitario Nuova Musica di Palermo e in quelle dell’Associazione Nuova Consonanza di Roma. Con Giuliani realizza, a partire dal 1960/61, numerose opere verbo-visive (collage-cronogrammi), che vengono esposte, una prima volta, nel novembre 1961 alla Libreria Al Ferro di Cavallo di Roma.
Nel 1961 Nonnis viene invitato dal Movimiento Artístico del Mediterráneo a Valencia, dove trascorre alcuni mesi e pone le basi per una serie di mostre che si terranno a Madrid, Valencia e Barcellona. Nel 1962-63 crea con Evangelisti il lavoro di teatro musicale La scatola (Die Schachtel), che continuerà a impegnarlo per diversi anni. Nel 1963 espone a Venezia, Roma e Milano, dividendo la sua produzione tra collage poetici e opere polimateriche.
Intorno alla fine del 1964 realizza alcune grandi tavole a partire dall’Hilarotragoedia di Giorgio Manganelli, e intreccia più strettamente le sue attività a quelle degli scrittori del Gruppo 63 e all’ambito del Nuovo Teatro. Mentre cresce il suo coinvolgimento nelle attività di scenografo e costumista la sua produzione pittorica diminuisce, fino a terminare del tutto nel giro di pochi anni.
In ambito teatrale collabora con la Compagnia Teatro dei Novissimi di Roma (1964-65) e, stabilmente, con il Teatro Centouno di Roma (1965-68) diretto da Antonio Calenda e Virginio Gazzolo. Con il Centouno vengono messi in scena spettacoli su testi di Giorgio Manganelli, Boris Vian, Günter Grass, Corrado Augias, Pablo Picasso, Guillaume Apollinaire, Harold Pinter, Bertolt Brecht, che destano grande attenzione anche da parte di istituzioni come il Piccolo di Milano e il Teatro di Roma. Calenda, Gazzolo e Nonnis sono inoltre tra i firmatari della dichiarazione Per un convegno sul nuovo teatro della rivista «Sipario» (novembre 1966), che porta il Centouno a partecipare al Convegno di Ivrea (giugno 1967) e alla stagione 1967-68 delle compagnie sperimentali aderenti all’Associazione Nuovo Teatro.
Negli stessi anni intensifica il suo impegno anche nell’ambito del teatro musicale, curando The Emperor of Ice Cream di Roger Reynolds (1965), Scene del potere di Domenico Guàccero (1965 e 1968) e Mahagonny di Kurt Weill (1967), collaborando, per alcune di queste produzioni, anche con la Compagnia del Teatro Musicale di Roma diretta dai compositori Domenico Guàccero ed Egisto Macchi.
Nel 1968/69-70 prosegue la collaborazione con Calenda al Teatro Stabile di L’Aquila, con il quale vengono messi in scena Il dio Kurt, Coriolano, Operetta, l’Orestiade e La cortigiana, e lavora con i registi Martin Mumme, Ghigo De Chiara, Gennaro Pistilli e Massimo Manuelli in vari spettacoli in diverse città d’Italia.
Negli anni Settanta e Ottanta, oltre a proseguire le collaborazioni con Nuova Consonanza – per la quale cura diversi materiali a stampa, la struttura a cupola per il Festival del 1977, e la parte visiva di ecLIPSe di Walter Branchi e Renato Pedio per il Festival del 1978 – porta avanti il suo impegno in ambito teatrale in spettacoli diretti da Marco Parodi, Virginio Gazzolo, Gennaro Magliulo, Ida Bassignano, Gigi Proietti, e collabora al film di Calenda Il giorno del furore (1973). Negli stessi anni si dedica, inoltre, all’insegnamento in diverse istituzioni: Scenotecnica e Scenografia all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila (1970-78), Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Carrara (1978-79) e Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Firenze (1979-89); inoltre lavora come scenografo anche in alcune produzioni televisive.

 

Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

Francesco Zizola

Martedì 23 aprile 2024
Ore 10:30
Aula 1A
Campo Boario
Largo Dino Frisullo, s.n.c.

Incontro con il fotografo a cura di:
Luciano Corvaglia
Ernani Paterra – Vicedirettore dell’Accademia di Belle Arti di Roma

L’incontro è aperto a tutti gli studenti dell’Accademia

 

Scarica la locandina

La rivoluzione siamo noi

da un’idea di
Ludovico Pratesi e Ilaria Freccia
regia di
Ilaria Freccia

Saranno presenti alla proiezione:
Cecilia Casorati, Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Sergio Lombardo, artista
Francesca Romana Morelli, docente di storia dell’arte contemporanea, Accademia di Belle Arti di Roma
Ludovico Pratesi, critico e curatore d’arte

 

Un viaggio e una mappa documentata e visionaria del tempo in cui l’Italia fu il più contemporaneo dei luoghi

Uno dei titoli che più hanno attratto l’attenzione dell’ultimo Torino Film Festival, con elogi della stampa (non soltanto di settore) e tanti spettatori collegati virtualmente per la prima online, arriva ora a disposizione di un pubblico più ampio per far scoprire e riscoprire un mondo affascinante e irripetibile. La rivoluzione siamo noi, il film documentario diretto da Ilaria Freccia, da un’idea della regista e del curatore e critico d’arte Ludovico Pratesi, prodotto e distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, porta sugli schermi il racconto brillante, vivace e visionario di un momento straordinario nella storia dell’immaginario del nostro Paese: gli anni tra il Sessantotto e la fine dei ’70 in cui l’Italia fu uno dei centri propulsori e incandescenti a livello globale di un nuovo modo di leggere il mondo, le regole sociali e i rapporti, attraverso l’Arte.

Un viaggio che si snoda attraverso racconti e immagini di alcuni nomi che hanno fatto e fanno la storia del contemporaneo: Marina Abramovic, Michelangelo Pistoletto, Andy Warhol, Luigi Ontani, Pino Pascali, Alighiero Boetti, Jannis Kounellis, Joseph Beuys. Galleristi di fama internazionale con racconti epici, come Lia Rumma e Fabio Sargentini. E una raccolta impressionante di archivi filmici, visivi, fotografie, provenienti da istituzioni, musei, gallerie, collezionisti, in grado ancora oggi di stupire per bellezza, provocazione, vitalità creativa. Una festa per lo sguardo. Non una storia, ma un viaggio mobile dentro un movimento che ha messo per un pugno di anni, attraverso un pugno di divertiti eroi, l’Italia al centro del quadro mondiale.

La rivoluzione siamo noi arriva a Gennaio sulle piattaforme Google Play, iTunes, Cecchi Gori Digital, Chili con il suo trascinante racconto.

 

Guarda il TRAILER

 

 ‘Volevamo restituire – scrivono nelle note di regia Ilaria Freccia e Ludovico Pratesi – il sapore di quegli anni attraverso i ricordi dei protagonisti, intervistati oggi, insieme alle testimonianze dell’epoca, per creare così un movimento continuo tra passato e presente. Abbiamo trascorso giorni e giorni negli archivi, per cercare attimi di vita vissuta da riportare alla luce: uno sforzo che ha dato una serie di frutti insperati grazie all’enorme disponibilità di protagonisti e testimoni del tempo, che ci hanno aiutato a restituire una narrazione in diretta di quegli anni. Un’occasione straordinaria di scoprire frammenti di vita quotidiana… in una fusione tra arte e vita che ha reso quegli anni indimenticabili’

 

SINOSSI

Tra la metà degli anni Sessanta e il 1980 l’arte in Italia conosce un momento di gloria sulla scena internazionale. La scena animata dagli artisti emergenti, suddivisa prevalentemente tra Torino, Roma e Napoli, si nutre di un clima vitale e dinamico, con continui e fertili scambi tra arti visive, teatro, letteratura, musica e cinema.
Il momento politico e culturale determinato dal ’68, porta l’arte a uscire dalle gallerie e dai musei per entrare a contatto con la vita quotidiana, spesso con opere strettamente collegate alle istanze della politica e ai profondi cambiamenti sociali in atto. Artisti come Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Alighiero Boetti e Jannis Kounellis sperimentano nuovi linguaggi come performance, installazioni e happening, in relazione con la scena internazionale, aperta alle sperimentazioni. L’arte esce dalla cornice del quadro per invadere il mondo, entrare nelle strade e nelle piazze, nei garage e nei parcheggi sotterranei, in un incredibile intreccio con la realtà quotidiana dell’epoca.
I galleristi e i critici italiani aprono le porte agli artisti internazionali più estremi, come Joseph Beuys, Herman Nitsch o Marina Abramovic, che trovano nel nostro paese occasioni di sperimentare linguaggi visionari e provocatori con grande libertà. In quegli anni diventiamo protagonisti della cultura contemporanea internazionale, con un’intensità straordinariamente vivace e radicale.
Il documentario illustra un periodo che vede l’Italia al centro dell’avanguardia, con gallerie sperimentali come l’Attico o lo Studio Morra, le grandi mostre come Arte Povera+ Azioni Povere negli Arsenali di Amalfi o Contemporanea nel parcheggio di Villa Borghese a Roma, insieme a festival di danza, teatro e poesia animati da personaggi come Philip Glass o Trisha Brown.
Un racconto visivo dal ritmo serrato, arricchito da materiali di repertorio, film d’arte e filmati inediti e dalle rare testimonianze di artisti, critici, galleristi e fotografi, protagonisti di quegli anni davvero incandescenti, per cogliere l’atmosfera di un paese travolto da un cambiamento vissuto all’ insegna della creatività.

 

ILARIA FRECCIA

 Ha cominciato lavorando come assistente del fotografo Gianni Berengo Gardin. È stata produttrice associata per la serie di documentari The Great Pleasure Hunt diretti da Elliott Erwitt per l’H.B.O. Come filmaker ha collaborato con la compagnia di teatro sperimentale Mabu Mines al Public Theatre a New York. Ha diretto i seguenti documentari: Vision Quest e Strippers, prodotti da La Banda Magnetica/ Channel 4. Thangam, prodotto da RAI 3/Navert Film. Madras Eyes, prodotto da Rai Cinema Fiction, selezionato al Roma Film Festival, Rotterdam International Film Festival, Gay And Lesbian Film Festival di New York, San Francisco, London Film Festival. Premio Planet al Festival Libero Bizzarri 1999. L’iniziazione MK produzioni /Rai Tre, Festival Dei Popoli, edizione 2000. Un mondo senza povertà prodotto da Rai Tre/Intesa & C.P. Giusto un po’d’amore prodotto da Rai Tre/ Tele+/Intesa & C.P. Padre Pio Express, prodotto da Zeta Produzioni e Rai Tre, Premio Genova Film Festival, Cinquina miglior documentario David di Donatello 2004. In collaborazione con Salvatore Sansone ha scritto la sceneggiatura del lungometraggio Il tempo della confluenza Finalista al Premio Solinas 2004. Il lungometraggio You can be me con Nicholas Hunt. Nel 2012 dirige Il mondo che vorrei una serie di interviste a grandi personaggi contemporanei come Vandana Shiva, Serge Latouch, Grazia Marcanò, Mariangela Gualtieri e molti altri. Scrive con Mariolina Venezia la commedia Ognuno a suo modo. Il lungometraggio, Welcome to Loveland in sviluppo con Drama Filmes – Brasile. È autrice, con Marco Morana, della serie Tv A Priceless Gift – Vita e la morte di Jane Stanford, che ha ricevuto il contributo del MIBAC 2017 per la scrittura; e il lungometraggio Wildfire in sviluppo.

 

LUDOVICO PRATESI

 Nato a Roma nel 1961, vive e lavora a Roma. Curatore e critico d’arte, dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro. Attualmente è Direttore della Fondazione Guastalla per l’arte contemporanea, Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti, e Direttore Artistico di Spazio Taverna. Professore di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Urbino dal 2018 e professore di Didattica dell’arte all’università IULM. Dal 2009 al 2011 è stato curatore scientifico di palazzo Fabroni di Pistoia. Dal 2006 al 2010 è stato Presidente dell’AICA, mentre dal 2012 al 2015 è stato Vice Presidente dell’AMACI (Associazione Musei Arte Contemporanea Italia. Critico del quotidiano La Repubblica, collabora regolarmente con Arte Mondadori, Artribune, Exibart e Treccani. Ha scritto diversi saggi, tra i quali Arte come identità, Perché l’Italia non ama più l’arte contemporanea e L’arte di collezionare arte contemporanea nel mondo globale, pubblicati da Castelvecchi.

 

Scarica il PDF

 

Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

Chimera

Nel suo libro Chimera. Il Corpo Espanso per una nuova ecosofia dell’arte, (edizioni Mimesis, 2023), Marco Mancuso individua un punto di incontro tra arte e design, tecnologia e scienza nell’indagine sul corpo umano in dialogo con il contesto che lo circonda. L’unicità della sua ricerca consiste nell’evidenziare e mettere a sistema caratteristiche comuni e vicinanze nelle opere e nelle pratiche di artisti e designer che pongono il rapporto tra noi e l’ambiente al centro della loro poetica. Il confronto con creativi e progettisti come Heather Dewey-Hagborg, Marco Donnarumma, Sputniko!, Margherita Pevere, Neil Harbisson e Anouk Wipprecht, consente infatti di individuare le caratteristiche di quello che viene qui definito Corpo Espanso: una chimera che abbatte i binarismi material-semiotici e consente di modellare nuovi rapporti entangled tra entità umane e non-umane. Riprendendo alcune importanti ricerche ed esperienze del Novecento e ponendole in dialogo con gli sviluppi più recenti nei campi delle neuroscienze, delle biotecnologie, della prostetica e del bodyhacking, Marco Mancuso, tramite un’inedita e radicale messa a sistema delle principali correnti del pensiero postumano, suggerisce un’alternativa agli immaginari transumani, le distopie antropocentriche e le derive ipermediali dei nostri corpi aprendo, in modo originale e coraggioso, a nuove dimensioni relazionali fluide, queer, non-gerarchiche ed egualitarie dell’essere umano su questo pianeta.

Marco Mancuso è critico e curatore di arte contemporanea, la cui ricerca si concentra sul rapporto tra tecnologia e scienza e arte, in dialogo con gli ambiti del design, dell’architettura e del suono. Professore presso il Politecnico delle Arti di Bergamo, docente presso l’Università di Bologna e lectuter per il Node Center for Curatorial Studies di Berlino, è dottore di ricerca in Culture Digitali presso l’Università Iuav di Venezia. Fondatore e direttore del progetto Digicult, i suoi saggi e interviste sono apparsi sul portale e in numerose riviste, libri e cataloghi. Ha curato mostre ed eventi a livello nazionale e internazionale, partecipa a conferenze, tavole rotonde ed è stato partner di festival, media lab e istituzioni tra cui transmediale, Impakt, V2, Baltan Labs, Goethe Institut, Sonar+D, Sonic Acts, Elektra, STRP, Todaysart, Subtle Technologies. È partner del programma EMAP/EMARE, è tra i fondatori del centro studi SSH! – Sound Studies Hub dello Iuav di Venezia e ha pubblicato i libri “Arte, Tecnologia e Scienza” (2018) e “Intervista con la New Media Art” (2020) per Mimesis Edizioni.

Kim Steele

Introducono:
Cecilia Casorati, Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Giuseppe C. Soriero, Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Riccardo Ajossa, professore di Tecnologie della Carta, Accademia di Belle Arti di Roma

Relatore:
Kim Steele, fotografo

Moderatrice:
Miriam Mirolla, professoressa di Psicologia dell’Arte, Accademia di Belle Arti di Roma

L’Accademia di Belle Arti di Roma, in collaborazione con Palazzo di Ripetta, è lieta di presentare il lavoro di Kim Steele, fotografo di San Francisco, raccolto nel suo libro “American Industry”. Il libro racconta la genesi di quaranta scatti fotografici in b/n di alcuni tra i siti industriali americani più importanti e nevralgici, realizzati negli Stati Uniti ma anche in altri Paesi del mondo, tra cui Cina e Norvegia.
Kim Steele, fotografo di lungo corso le cui opere sono esposte in prestigiose collezioni museali americane, si è specializzato nella fotografia di siti industriali di grande complessità architettonica e ad alta tecnologia, quali laboratori atomici, centrali solari, dighe, piattaforme petrolifere, ecc.
La conferenza sarà un’occasione unica per ripercorrere le storie dei singoli luoghi, valorizzare la bellezza monumentale rivelata dal suo particolare taglio fotografico e per discutere la rilevanza attuale di quei siti, alla luce di una nuova idea di ambiente e sostenibilità.

 

Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

Kounellis

Una mostra del geniale ex-studente dell’Accademia di Belle Arti di Roma inaugura nuovo spazio espositivo

 

Inaugurazione: 10 aprile 2024, ore 18:30
Durata: 11 aprile – 4 giugno 2024
Orario: 9:00 – 19:00, sab. 9:00 – 13:00, dom. chiuso

Piazza del Ferro di Cavallo
Accademia di Belle Arti di Roma
Via di Ripetta, 222

Nasce all’Accademia di Belle Arti di Roma un nuovo spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea, aperto al pubblico e visitabile gratuitamente.
Sotto l’iscrizione monumentale che enuncia la funzione dell’edificio pubblico a ‘’Istituto di Belle Arti’’, si apre un meraviglioso spazio architettonico, un tempo adibito a passaggio pubblico con la funzione di unire Passeggiata di Ripetta a quello che oggi viene chiamato comunemente “Ferro di Cavallo”.
Il grande ambiente, disegnato in pieno stile neoclassico da Pietro Camporese il Giovane a metà del XIX secolo, è costituito da tre navate suddivise da un colonnato dorico. Sulla navata centrale si si erge la monumentale volta a botte, ornata a lacunari, della navata centrale.
Questo spazio, in seguito a lavori di ristrutturazione attuati negli ultimi mesi del 2023, diventa ora luogo di ricerca e sperimentazione contemporanea fruibile non solo da studenti e docenti dell’Accademia, ma anche dal pubblico.
ABARoma si propone di offrire a chi sceglie di visitare i suoi spazi una piattaforma di approfondimento per conoscere, scoprire e celebrare artisti e progetti di ricerca legati al mondo delle arti. Galleria Accademia Contemporanea, attraverso la programmazione di mostre temporanee, ospiterà installazioni, opere e contributi di esponenti dell’arte degli ultimi decenni, dall’ultima generazione ad artisti che hanno fatto la storia dell’Istituzione e hanno lasciato un segno nel mondo dell’arte di ieri e di oggi, e continuano a farlo.
Dichiara Cecilia Casorati, direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma: “Prima questo era uno spazio in cui la gente bivaccava, poi era stato chiuso. Mi sembrava giusto riaprirlo, e così simbolicamente riaprire l’Accademia alla città. Si trova in un luogo centrale della piazza, così come l’Accademia si trova in un luogo molto centrale della città. La mia mission è dare nuovamente all’Accademia una posizione di centralità, nel mondo dell’arte ma non solo, aprendola alla contemporaneità”.

La Galleria Accademia Contemporanea apre con una mostra di Jannis Kounellis – realizzata in collaborazione con l’Archivio Kounellis e la Jannis Kounellis Estate -, uno dei principali artisti contemporanei del mondo, che fu allievo dell’Accademia di Belle Arti di Roma nella seconda metà degli anni 50. È qui che incontra Toti Scialoja che lo introduce alla conoscenza dell’espressionismo astratto e gli apre le porte della Galleria La Tartaruga, dove nel 1960 farà la sua prima mostra personale.
In mostra verrà presentata Senza titolo, un’opera del 2016 composta di cinque grandi elementi, un omaggio alla pittura e, soprattutto, ai pittori più amati, declinato attraverso un linguaggio potentemente iconoclasta, capace di riattivare la Storia e di farla dialogare con la contemporaneità, in una prospettiva di ricerca e di libertà. O, per dirla con le parole di Kounellis:”A Roma ho trovato degli amici artisti, con cui parlare d’arte non solo contemporanea: si discuteva nelle trattorie fino a tardi anche di pittura antica, non in modo accademico, ma come se i protagonisti fossero presenti al nostro tavolo. Così ho coltivato la considerazione che l’antico, in realtà, facesse parte di un’identità irrinunciabile, e che il Moderno non sia un esercizio modernista, ma si collochi all’interno di una logica diffusa.”

 

Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

 

Scarica la locandina