Luigi Bartolini, Linee di libertà

Della declinante ombra

Della declinante ombra: i quadri e le carte di Vincenzo Scolamiero al Museo Carlo Bilotti

Roma, XXX marzo 2019. Come fotogrammi di un film pittorico sulla continuità che lega gli esseri in un andamento circolare fatto di connessioni misteriose, sulla fragilità ma anche sulla voglia d’assoluto, approdano al Museo Carlo Bilotti i quadri e le carte di Vincenzo
Scolamiero (Sant’Andrea di Conza, 1956, romano d’adozione), nella personale intitolata Della declinante ombra e curata da Gabriele Simongini.

La mostra, dall’8 marzo al 9 giugno 2019, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma dove Scolamiero è docente di Pittura, e in collaborazione con la Galleria Edieuropa-QUI arte contemporanea. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Prendendo spunto dalle forme in divenire e in transito verso il mistero che connotano le opere di Scolamiero, alcune delle quali realizzate per l’occasione, anche la mostra proporrà un mutamento parziale degli spazi coinvolti. Distesa ed articolata attraverso il primo piano del Museo Bilotti, ovvero nelle tre salette, nella project room e nel corridoio che le collega, la mostra per il primo periodo toccherà anche la sala del Ninfeo al piano terra, con il dittico su tela intitolato “Mutevole canto” (2018) ed i quadri del ciclo “Lascia
parlare il vento” (2015).

La pittura di Scolamiero è evocativa, raffinata, sinestetica ed è sempre attraversata da un vento malinconicamente inquieto che è prima di tutto soffio e respiro interiore. Come scrive Simongini, nelle sue opere emerge “una natura poetica suggerita attraverso piccoli,
antieroici resti e reperti in un microcosmo fatto di cose minute, ramoscelli, foglie secche, ciuffi d’erba, ciottoli, giunchi, nidi, i cui equivalenti reali il visitatore attento e paziente potrà trovare nella circostante Villa Borghese, prima o dopo aver visitato la mostra. Ma natura
“altra” è quella cercata da Scolamiero, immersa in una dimensione quasi amniotica che spesso diventa umbratile e visionaria”. Non a caso il titolo della mostra e di un ciclo di opere qui presentate, “Della declinante ombra”, prende per mano l’osservatore
riportandolo sulla via dell’interiorità, dell’illuminazione poetica, in un cammino verso le origini che risale a Rilke, a Celan, a Hölderlin, solo per citare alcuni dei riferimenti lirici di Scolamiero. Come nota ancora il curatore, ‘la “declinante ombra” rimanda a un itinerario in discesa, verso il nulla o verso l’Ade, nel mondo ctonio (“Tutto qui in basso è simbolo e ombra”, ammonisce Pessoa col suo tono oracolare), evocando quel percorso che dovrà rifare Euridice dopo essere stata tragicamente guardata da Orfeo, emblema del Poeta’. Da
segnalare anche i rossi ruggine o sangue dei suoi quadri recenti (dai cicli “In un giro di vento” e“Come l’aria alla terra legati”), alcuni dei quali realizzati per l’occasione, che portano con sé tracce e memorie dei rossi incandescenti e visionari di Scipione, rendendogli omaggio.

In occasione dell’esposizione sarà disponibile il catalogo, pubblicato da De Luca Editori d’Arte, che conterrà, oltre al saggio del curatore, i testi di Pietro Roccasecca e Raffaella Salato, una poesia di Robertomaria Siena ed un’intervista di Nicola Davide Angerame sul libro d’artista (esposto in mostra) realizzato a quattro mani da Scolamiero e dalla compositrice Silvia Colasanti e tratto dalla sua partitura per Quartetto d’Archi “Ogni cosa ad ogni cosa ha detto addio”, Ed. Piero Varroni-Libri d’Artista. È in programma l’esecuzione del Quartetto d’Archi insieme all’esposizione dei Libri-opera e dei bozzetti preparatori, in un successivo appuntamento, presso le sale della Galleria Edieuropa – Qui arte contemporanea, a Roma.

Durante la mostra sono previsti appuntamenti laboratoriali per le scuole, workshop ed eventi che coinvolgeranno il pubblico interessato, gli studenti delle scuole e dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

Biografia
Vincenzo Scolamiero è docente di Pittura presso il Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale vive e lavora. Inizia la sua attività artistica con la mostra personale presentata da Antonio Mercadante presso la Galleria Ferro di Cavallo a Roma, nel 1987. Numerose da allora sono le mostre personali e le rassegne espositive di carattere nazionale e internazionale, alle quali ha partecipato: dalla Quadriennale Romana, alla Biennale di Venezia, dalla Biennale d’Arte Sacra curata da Maurizio Calvesi, alla rassegna The return of the cadavre exquis del Drawing Center di New York, alla mostra Italia_Giappone-venti artisti a confronto alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, curata da Augusta Monferini. Viene più volte invitato al Premio Michetti dove vince il primo premio nell’estate del 2014, e ancora espone al Palazzo delle Esposizioni di Roma, al Chiostro del Bramante sempre di Roma. Viene invitato da Marco Goldin ad esporre in diverse sedi museali: dalla Casa dei Carraresi di Treviso e Palazzo Sarcinelli di Conegliano Veneto, a Palazzo Fava di Bologna, e Castel Sismondo di Rimini. Espone sue opere presso l’Art Museum di Phoenix e The China MilleniumMonument, China Word Art Museum, in Cina. È del 2014 la partecipazione al XLVII Premio Vasto d’Arte ContemporaneaL’Icona Ibrida, a cura di Gabriele Simongini, Vasto, Chieti. Sue mostre personali sono state ospitate in rilevanti spazi pubblici oltre che privati, come la mostra La piuma e la pietra nella Galleria Nazionale d’Arte Contemporanea della Repubblica di San Marino, nelle sale della Banca Nazionale del Lavoro – Sede Centrale di Roma presso la Galleria d’Arte Comunale d’AC di Ciampino, e nella Pinacoteca Comunale d’Arte Contemporanea di Gaeta. Le sue opere sono state esposte in rassegne a New York, Seul e Busan in Korea, Pechino e Feng Huang in Cina. Attualmente è rappresentato a Roma dalle gallerie Porta Latina, Edieuropa-Qui Arte Contemporanea, e Galleria Lombardi, a Ferrara dalla galleria Fabula Project e all’estero dalla galleria Kips Gallery di New York e Seul.

 

Io visto da Te, io visto da Me. Tu visto da Te, Tu visto da Me.

Con la collaborazione:
della prof.ssa Nicoletta Agostini
Con la supervisione:
della prof.ssa Maria Jacomini

Esposizione dei lavori prodotti nel worskhop condotto da Gea Casolaro con i pazienti del Centro Diurno del CSM di Via di Monte Tomatico – ALS Roma 1 e gli studenti del Corso specialistico di II livello in Arte per la Terapia.

Inaugurazione giovedì 28 giugno ore 18:00

Mutazioni

Giornata nazionale del Parkinson 2017

Nell’Aula Magna dell’Accademia si terra l’incontro con il Prof. Fabrizio Stocchi, direttore del Centro per lo Studio e la Cura del Morbo di Parkinson.

Mostra degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma

Opere in mostra di:
Lorenzo Attolini
Matteo Bianchini
Claudia Catalano
Francesco Camerota
Pietro Capone
Mihail Dinisiuc
Alessandro Dolfi
Marco Eusepi
Cosmin Guta
Anna Lombardi
Barbara Lunetti
Arianna Pisano
Valerio Pucci
Antonello Santilli
Gianmarco Savioli
Angelica Speroni
Corina Surdu
Anastasya Voskoboynikova
Juanni Wang
Fangwen Zhang

Docenti:
Prof. Gian Luigi Cappelletti, corso di Anatomia Artistica
Prof. Andrea Lelario, corso di Incisione

Si ringraziano: 
Mario Alì, Presidente Accademia di Belle Arti di Roma
Tiziana D’Acchille, Direttrice Accademia di Belle Arti di Roma

Forse un mattino andando in un’aria di vetro

VIDEO 3 – GALLERIA MULTIMEDIALE DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI ROMA
VIDEOFOCUS
a cura della Scuola di Nuove Tecnologie per l’Arte

In occasione della seconda edizione di RAW – Rome Art Week, la settimana dell’arte contemporanea che mette in rete in un unico evento gallerie, istituzioni e spazi non profit della Capitale, l’Accademia di Belle Arti di Roma presenta una mostra di 15 studenti, tra la storica Aula Colleoni -impreziosita dal calco monumentale della statua equestre di Bartolomeo Colleoni, eseguita dal Verrocchio – e l’attigua Aula 4. La mostra resterà aperta per tutta la settimana, fino al 14 ottobre 2017, in accordo col calendario di RAW.

VIDEO GALLERY E OPEN LAB
Nel giorno dell’opening, lunedì 9 ottobre, è prevista anche l’apertura straordinaria di alcuni Laboratori di Arti Grafiche dell’Accademia, tra le ore 13 e le 20: il pubblico potrà visitare le aule mentre i ragazzi sono a lavoro, sperimentando tecniche di incisione, stampa e produzione della carta, insieme ai docenti Andrea Lelario, Massimo Arduini, Ferdinando Fedele, Laura Salvi.

Nella stessa giornata, alle 18, sarà inaugurata la Galleria Multimediale VIDEO3, un progetto della Scuola di Nuove Tecnologie per l’Arte, che prevede l’esposizione – sui tre monitor posti nel corridoio di ingresso – di alcune delle migliori opere video prodotte dagli studenti. La selezione dei lavori avverrà ogni anno tramite bando. Per questa prima occasione sarà presentata la rassegna VIDEOFOCUS, già ospitata nel novembre 2016 dalla Sapienza Università di Roma.
Gli autori: Lucia Bricco, Nicole Cerrone, Alberto Costanzo, Erica Curci, Ola Czuba, Francesco Marino, Farnoosh Samadi, Carlotta Scognamiglio.

APERITIVO E LIVE SET
Nel corso dell’opening appuntamento nel cortile interno dell’Accademia, all’ora dell’aperitivo, con un live set sonoro di Federico Paganelli e Riccardo Gasparini: electronics e chitarre, per un viaggio improvvisativo fra atmosfere dilatate, suoni evocativi, astrazioni mnemoniche, tessiture rarefatte.

LA MOSTRA
Curata dai docenti Helga Marsala e Gabriele Simongini, la mostra nasce su iniziativa della Consulta degli Studenti. Quindici i nomi individuati tramite bando da una commissione interna: Giulia Carioti, Zhaoyan Chen, Ivo Cotani, Marco Eusepi, Vito Gara, Michael Mancini, Salim Mir Alaiee, Tommaso Moretti, Carla Pasqualucci, Flavio Orlando, Gianmarco Savioli, Angelica Speroni, Nastasya Voskoboynikova, XiHan Zhang, Damianos Zisimou.
Il titolo è lo stesso di una celebre poesia di Eugenio Montale, tratta dalla raccolta “Ossi di seppia”. Un’immagine dalla forte connotazione visiva, che è anche il verso d’apertura delle due quartine in rima alternata.

Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me ne andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

Il racconto di una rivelazione, nel cuore di un mattino di cristallo: il mondo intorno si dissolve, le cose implodono e la sostanza del mondo svapora come nebbia. Ed è poi su uno schermo ideale –piano concettuale, poetico, filosofico, immaginativo – che riaffiorano i luoghi e forme, gli oggetti e il paesaggio, ma in una veste nuova. La realtà s’è fatta ombra, proiezione illusoria, sogno e inconsistenza.
Con tutto il disorientamento e la malinconia sprigionati dall’intensa penna montaliana, si tratteggia questa piccola esperienza metafisica, divenuta qui suggestione comune tra i lavori dei giovani artisti. Tutte opere in cui, in qualche modo, resta protagonista l’esperienza della dissolvenza, della trasmutazione, della frammentazione.

GLI ARTISTI
Tra pittura, fotografia, installazione, video, suono e incisioni, la mostra si articola come un percorso fatto di assenze e di proiezioni, di residui, vuoti, mutazioni.
Un libro bianco e muto, da cui le parole sono scivolate via, si sfalda nella progressione di una grammatura sempre più sottile (Speroni). La vita di un uomo anziano è un flashback che scorre rapido, prima della morte, mentre le immagini mentali si traducono in una partitura elettronica
(Zhang). Una piccola veduta rurale si congela nella luce adamantina della primavera, tra il verde e l’azzurro che si incastrano e quasi si fondono in una pasta liquida (Orlando). L’avventura lirica del colore, spinta verso l’astrazione, intercetta le linee invisibili del paesaggio e le modulazioni sentimentali dello sguardo (Eusepi). Virtuosismi in punti di matita, immaginando creature mutanti, figlie di una mitologia contemporanea (Moretti). Un corpo coincide con la propria ombra, essendo spettro, presenza in movimento, annuncio di un’assenza (Pasqualucci). Fotografie di scolaresche riportate su tela, con la storia del popolo cipriota che affiora tra i volti lividi, indistinti: la memoria individuale si polverizza nell’identità collettiva (Zisimou).
E ancora centrini di merletto, come micro reperti del quotidiano, divenuti timbri cromatici immateriali (Carioti). Un pezzetto di prato su una parete è tutto ciò che resta: il paesaggio intorno è scomparso, contratto in una zolla (Gara). Un omaggio a Piet Mondrian, in forma di oggetto di design, e alla sua straordinaria ricerca sulla sintesi plastica e la forma astratta (Mancini). Paesaggi al crepuscolo e sentieri innevati, nella finezza del segno bruno e del vuoto candido fra la lastra e la carta (Voskoboynikova). Riflessioni sul nero, nell’ossessione di superfici monocrome, macchie sul foglio, segni nello spazio urbano, lasciando che tutto si faccia seduzione luttuosa, sintassi del vuoto (Savioli). Still life imbevuti di decostruzioni novecentesche, assottigliando la realtà nell’esercizio della pittura (Cotani). Un tentativo di misurazione del tempo e dello spazio, nell’utopia di una macchina sonora che scandisce il cammino (Chen).
Infine, allestita nella project room dell’Aula 4, la video-installazione di Salim Mir Alaiee: l’esperienza di una passeggiata in bicicletta si trasforma in un percorso intangibile, registrando solo l’ombra del ciclista e il rettangolo di cielo sopra la sua testa. La città intorno è fuori dal campo visivo, sparita, esclusa dal ricordo, mentre – nella ricostruzione scenica – il cielo si proietta sul pavimento e l’ombra rivive su uno schermo.

INFO
eventi@abarm.it
www.accademiabelleartiroma.it
www.romeartweek.com