Intervengono:
Giovanni Fiorentino, professore ordinario di Teorie e tecniche dei media, Università della
Tuscia, Viterbo, presidente della Società Italiana per lo Studio della Fotografia (SISF).
Beatrice Peria, professoressa di Storia dell’arte moderna, Accademia di Belle Arti, Roma.
Marco Rinaldi, professore di Storia del design e Storia dell’arte contemporanea, Accademia di Belle Arti, Roma.
Modera:
Carlo Alberto Bucci, giornalista.
Ne L’ordine delle cose (Editoriale Artemide, 2024, testi di: Alessandra Castellani, Ilaria Schiaffini, Franco Speroni), Roberto Piloni ci mostra tramite la fotografia gli oggetti intimi e privati che dimorano all’interno degli spazi domestici. Si tratta di un incontro casuale tra l’autore e le cose che si ripete quotidianamente, in silenzio. Un lasciarsi sedurre dagli oggetti che, con il loro intrinseco potere effimero e ingannevole, sembrano semplicemente fungere da dispositivi di senso. In qualche modo, è come se attraverso i suoi scatti Piloni ci stimolasse ad assumere una condizione di ascolto e di dialogo con le cose che ci circondano abitualmente e di predisporci verso una sorta di sintonizzazione con esse. La casa in questo senso rappresenta uno spazio chiuso pensato come un microcosmo organizzato e strutturato secondo le regole esterne. Di notte la dimora domestica riposa insieme ai suoi oggetti, alle sue cose. Di giorno nei suoi ambienti le presenze si rianimano e spesso gli utensili, le forme, gli oggetti lasciati anche per molto tempo inattivi o semplicemente dimenticati si trasformano in attori di una messa in scena effimera e temporanea.
Scrive Alessandra Castellani nel testo iniziale: “La casa non è mai semplicemente un tetto sopra di sé, come le cose che essa contiene non sono mai solo oggetti muti o inerti. Abitare costituisce un punto di riferimento fondante riguardo come un individuo situa se stesso nel mondo. È un momento cruciale sia nel tempo che nello spazio nella costruzione dell’identità, nella tessitura di relazioni socio-economiche, dei significati collettivi e simbolici che in una casa si concretizzano (…) Ogni oggetto può essere compreso all’interno di un sistema simbolico più complesso, in cui si intrecciano componenti psichiche, relazioni umane, distinzioni in termini di classe e genere, e così via”.
Anche Franco Speroni nel suo testo sottolinea che: “All’inizio, ogni oggetto è stato per un attimo Cosa, sotto il nostro sguardo, per poi tornare nel silenzio della sua funzione, finché non è di nuovo Cosa tramite il fotografo”.
Lo scatto fotografico fissa per un istante (o per sempre?) le relazioni, i possibili legami, i contatti e una sorta di esistenza propria degli oggetti. Una stasi apparente che ci mostra gli oggetti messi a nudo e liberati della loro funzione quotidiana, della loro veste utilitaristica per restituirci di loro un’immagine affrancata dal senso e dallo sguardo abituale.
Ne L’ordine delle cose, scrive Ilaria Schiaffini nel suo testo finale: “L’inquadratura e i forti tagli di luce guidano alla ricerca di un senso laddove questo non è a prima vista evidente, verso un ordine formale in grado di restituire una chiave d’accesso a ciò che a prima vista è privo di significato. Sulle cose e i luoghi, denudati dalla scorza delle abitudini percettive, l’artista poggia il suo sguardo sensibile, con un senso quasi di gratitudine per la condivisione di un tragitto di vita, e forse di sollievo per la conferma quotidiana di una durata, nonostante le inevitabili trasformazioni dello scorrere del tempo”.
Lo stato delle cose, apparentemente muto e insignificante, appare in tutta la sua complessa realtà.
Roberto Piloni è nato a Roma dove vive e lavora.
Dagli anni Novanta prende parte a diverse manifestazioni espositive ed eventi artistici sia in spazi pubblici che in gallerie private.
Negli anni a seguire ha condotto la sua ricerca verso una progettualità che considera sempre più importante il rapporto tra il contesto ambientale e l’opera installata utilizzando media diversi, dalla pittura alla fotografia, dalle installazioni al video.
Recentemente ha realizzato molte esposizioni personali e collettive, in spazi pubblici e privati fra cui quelle presso l’Istituto Nazionale di Studi Romani, la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Ciampino, l’Accademia Nazionale di San Luca, il Chiostro del Bramante a Roma, presso la Galleria Martano a Torino, lo Studio Tommaseo di Trieste, gli interventi all’interno della Torre d’Orlando a Castiglione della Valle (PG) o la partecipazione all’Anteprima della XIV Quadriennale a Palazzo Reale a Napoli e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma con il progetto “Tribù della Memoria”.
Ha insegnato nelle Accademie di Belle Arti di Palermo e Macerata e attualmente è docente di Grafica d’Arte e Tecniche Calcografiche Sperimentali presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.