La Giornata delle arti al Palazzo Lateranense

vicariato roma


Sabato 17 febbraio, dalle 17 alle 20.30, un’occasione per visitare gratuitamente la struttura e assistere a esibizioni degli allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, dell’Accademia Nazionale di Danza, del Conservatorio di Musica Santa Cecilia e dell’Accademia di Belle Arti di Roma

Porte aperte nel Palazzo Lateranense, con possibilità di ammirarne affreschi e arazzi allietati dalle note di un tango, fermandosi ad assistere a esibizioni di danza e teatro. Sarà possibile nel pomeriggio di sabato 17 febbraio, grazie alla “Giornata delle arti. La via della Bellezza”, iniziativa organizzata in occasione della festa del Beato Angelico dall’Ufficio per la pastorale universitaria della diocesi di Roma, in collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, l’Accademia Nazionale di Danza, il Conservatorio di Musica Santa Cecilia e l’Accademia di Belle Arti di Roma.

Alle 17 di sabato, nell’Aula della Conciliazione, il saluto del cardinale vicario Angelo De Donatis aprirà l’evento. Per l’occasione i visitatori potranno accedere senza prenotazione e gratuitamente – dalle 17 alle 20.30 – alle sale del Palazzo Lateranense che, come detto, ospiteranno performance artistiche. Gli studenti delle quattro istituzioni accademiche saranno infatti impegnati in diverse esibizioni che verranno ripetute più volte nel corso del pomeriggio: nella Sala della Conciliazione gli allievi del I anno della Silvio d’Amico proporranno “Lì dov’è la nostra dimora”, drammaturgia di Francesco d’Alfonso da Scruton, Borges, Agostino d’Ippona, von Balthasar e Auden, che verrà proposta alle 17.15, alle 18 e alle 19; nella Sala degli Imperatori le allieve dell’Accademia Nazionale di Danza presenteranno uno studio coreografico sullo “Stabat Mater” di Pergolesi, alle 17.50, alle 18.30 e alle 19.30; nella Sala degli Apostoli i giovani musicisti di Santa Cecilia si esibiranno in brani di Manuel de Falla, Mario Castelnuovo-Tedesco e Astor Piazzolla, alle 18.20, alle 19 e alle 20. La Sala di Daniele, infine, ospiterà l’installazione artistica “…dai lacci del mondo si sciolse”, con opere realizzate dagli studenti della Scuola di Grafica d’arte dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

«L’evento nasce dal desiderio di celebrare la memoria di fra’ Giovanni da Fiesole, che venne soprannominato Beato Angelico perché già vedeva il mondo con gli occhi del Paradiso – spiega monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio diocesano –. A mio avviso è decisivo richiamare alla bellezza dell’arte in un mondo che, in seguito alle derive del marxismo, della psicanalisi e del nichilismo, si è abituato a pensarla come una sovrastruttura finta. Non solo la rivelazione dello sporco, ma soprattutto indicare il bello è la grande missione dell’arte. Papa Francesco in Evangelii Gaudium ha parlato nuovamente – a questo proposito – di via della bellezza. L’evento vuole essere un segno di fiducia e di stima verso gli studenti allievi delle Accademie universitarie di teatro, danza, musica e belle arti e un incontro con loro, che si stanno formando per diventare gli artisti del domani».

Gli studenti «sono i veri protagonisti di questo progetto, perché la storia delle arti non è soltanto storia di opere, ama anche storia di uomini e donne che “creano” per il bene comune. È la prima volta – sottolinea il direttore artistico della manifestazione Francesco d’Alfonso – che la Chiesa di Roma accoglie tutti gli aspiranti artisti nella sua casa, che sarà, per l’occasione il punto di convergenza dei vari linguaggi dell’arte. Speriamo che possa diventare un appuntamento annuale».

Felici di questa collaborazione le istituzioni accademiche coinvolte, come Daniela Bortignoni, direttrice dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”: «L’Accademia è felice di confermare la collaborazione ormai decennale con il Vicariato di Roma e, in particolare, con l’Ufficio per l’Università, con cui ha condiviso importanti iniziative, con la partecipazione di docenti e allievi dell’Istituzione. La Giornata delle arti, dedicata al Beato Angelico, che si celebra in questa occasione, è un momento fondamentale per ribadire l’impegno delle Istituzioni formative della Capitale per la ricerca artistica e la crescita culturale e sociale della comunità cittadina». Cecilia Casorati, direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, dichiara: «L’Accademia di Belle Arti è particolarmente lieta di partecipare alla Giornata delle Arti al Museo Lateranense. Un evento che intende evidenziare l’importanza della creatività come strumento di sviluppo sociale e il rapporto tra le diverse arti come elemento di scambio fecondo tra realtà differenti». Sulla stessa linea Anna Maria Galeotti, direttrice dell’Accademia Nazionale di Danza: «L’Accademia Nazionale di Danza è lieta di partecipare a questo importante progetto del Vicariato di Roma che riunisce le quattro storiche Accademie di Roma. Condividiamo con piacere questo percorso sulla “via della bellezza” nella spettacolare sede del Palazzo Lateranense immaginando in prospettiva future occasioni di dialogo e collaborazione». Mentre il maestro Leonardo De Angelis, che cura l’esibizione dei ragazzi del Conservatorio di Santa Cecilia, commenta: «È molto importante sia la ricorrenza sia questa forma di collaborazione – osserva –; i musicisti coinvolti stanno per laurearsi alla specializzazione, quindi hanno già esperienza concertistica e sono molto contenti di portare questo programma; anche la tipologia di performance è indicata, così come quest’alternanza con le altre forme di espressione, che mi sembra molto interessante».

I giornalisti e gli operatori media che intendono partecipare, devono inviare richiesta entro 24 ore dall’evento, esclusivamente attraverso il Sistema di accreditamento online della Sala Stampa della Santa Sede, all’indirizzo: press.vatican.va/accreditamenti.

13 febbraio 2024

 

Giulia Rocchi, Ufficio stampa e Comunicazioni sociali
del Vicariato di Roma,
tel. +390669886343/150; +393393749085
e-mail stampa@diocesidiroma.it; giulia.rocchi@diocesidiroma.it

 

Scarica il pdf

Avremo anche giorni migliori

Lectio Magistralis di Zehra Doğan

Avremo anche giorni migliori si sviluppa a partire dall’esperienza dell’artista Zehra Doğan. L’evento si terrà il giorno 26 gennaio a partire dalle ore 10 e si struttura in una lectio magistralis che si terrà in Aula Magna. Attraverso l’utilizzo di materiali non tradizionali, ci si propone di indagare il significato che assume oggi il corpo e di come esso, in particolare quello femminile, venga influenzato dal concetto di possesso.

In che modo mi relaziono col mio corpo soprattutto in un contesto estremo come una prigione? Come definisco la mia identità attraverso di esso? In che modo l’idea di possesso influenza le relazioni che si intrecciano tra il mio corpo e il corpo dell’altro? In che modo il sentito individuale si può connettere alle vicende collettive? Considerando la dimensione politica in cui si inserisce il lavoro di Zehra Doğan, nonché l’ecletticità dei mezzi espressivi impiegati, la conferenza punta ad analizzare i motivi che sottendono alla percezione del corpo come una prigione, come qualcosa che si ha e non come parte integrante del sé.

È attraverso un linguaggio artistico versatile come quello di Zehra Doğan, fatto di disegni, dipinti, performance, video, istallazioni, articoli di giornale, che si ha la possibilità di portare l’esperienza personale sul piano collettivo. La conferenza intende porsi come mezzo di discussione al fine di esplorare nuove possibilità creative e come mezzo di analisi e riflessione su tematiche di profonda attualità che si riflettono non solo sull’esperienza individuale, ma anche a livello globale, con particolare attenzione ai conflitti che affliggono il mondo contemporaneo.


Zehra Doğan
: Artista ed attivista nata in Turchia, ma che si definisce curda, Zehra Doğan è stata arrestata ed imprigionata nel 2016 per via del dissenso politico espresso attraverso le sue opere. Accusata di fare propaganda per il PKK, in carcere si vede negata la possibilità di fare arte nella maniera tradizionale. Zehra Doğan, infatti, è riuscita a portare avanti la sua ricerca artistica nonostante la scarsa reperibilità di materiali e supporti per dipingere, attraverso l’impiego di tappeti, spezie, caffè, ma anche urina e sangue mestruale.

Le sue opere esplorano l’identità ed il corpo, inteso non come oggetto, ma come espressione dell’individualità di ciascun essere umano, in particolare di quella femminile. L’artista si interroga in particolare sui concetti di istinto e ambizione al possesso, collegandoli ad una dimensione al tempo stesso individuale e collettiva. Sono queste le dinamiche che generano situazioni di conflitto irrisolvibile, sia tra stati che tra individui.

Nel 2023 viene pubblicata in italiano la graphic novel Prigione No. 5, che raccoglie i disegni e le riflessioni prodotti durante la prigionia, che l’artista è riuscita a far uscire di contrabbando dal carcere di Diyarbakir dove era rinchiusa. Intervistata sul suo linguaggio artistico, Zehra Doğan sottolinea che è attraverso l’arte e i mate-riali che impiega che manifesta la sua resistenza. A partire da giugno, Prigione No. 5 entra a far parte della col-lana Mondo Graphic Novel, curata da la Repubblica, dedicata alle graphic novel più rappresentative degli anni 2000.

Per il coraggio dimostrato in ambito giornalistico, Zehra Doğan è stata insignita di diversi premi a livello internazionale. Tra questi si ricordano il Courage in Journalism Award nel 2018, il Freethinker prize nel 2017 ed il Metin Goktepe journalistic award nel 2015 per i suoi articoli sulle donne Yazidi in fuga dalla prigionia dell’ISIS.

Zehra Doğan ha inoltre visto esposte le sue opere d’arte in diversi paesi. Tra le mostre più recenti a cui ha preso parte vi sono: Les Maternités de A à Z, MUCEM, Marsiglia (2023); Observatory on Deculturalization, OXYD Kunsträume, Winterthur (2023); Splendid Isolation, SMAK, City Museum for Contemporary Art, Ghent (2023); En la selva eau mucho por hacer, curata da Maria Barrios per il Museo de la Solidaridad Salvador Allende, Santiago, Cile (2022); Beyond, alla Prometeo Gallery, Milano, 2020; Avremo anche giorni migliori, Opere dalle carceri turche, dalla quale questo workshop prende il nome, al Museo di Santa Giulia, Brescia, 2019; The Pencil Is a Key, Drawings by Incarcerated Artists, Drawing Center, New York.
Il suo impegno politico è stato riconosciuto ed apprezzato anche da due grandi artisti contemporanei. Nel 2018 l’artista britannico Banksy ha lanciato una campagna social a favore della liberazione dell’artista curda e parallelamente ha dipinto il Bowery Wall in un estro di solidarietà nei confronti di Zehra Doğan, ancora prigioniera. Nel novembre 2017 l’artista cinese Ai Weiwei ha pubblicato una lettera in cui esprimeva solidarietà nei riguardi della giornalista-artista incarcerata, paragonando la repressione dell’espressione artistica che avviene in Cina e in Turchia.
“In che modo il corpo è diventato una prigione per le donne, quando invece dovrebbe essere considerato una parte di ciò che siamo e non solo una forma di possesso? Come è stato possibile trasformare la biologia in ideologia? In che modo gli esseri umani, definendo sé stessi attraverso i loro corpi, si sono chiusi in norme sessi-ste?”

“Non capisco perché veniamo gettati in prigione. Ne usciamo ancora più forti.”


Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma

Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

La memoria diffusa

Mostra fotografica di studenti-artisti in occasione del Giorno della Memoria 2024


Introduce la Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma Prof.ssa Cecilia Casorati

Intervengono:
Il Presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun
La Prof.ssa Adachiara Zevi
La Prof.ssa Claudia R. Saso

Fotografie di:
Antea Lucianetti
Simona Murrone
Luca Rotini
Ivan Luigi Surdo

 

La mostra La memoria diffusa, curata dalla Prof.ssa Claudia R. Saso, è realizzata in occasione della “Giornata della Memoria”, che commemora in tutto il mondo l’apertura dei cancelli di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945.
Quest’anno l’Accademia di Belle Arti di Roma organizza una mostra fotografica degli studenti del corso di Fotografia e video. Lo scopo è quello di far riflettere il pubblico, attraverso lo sguardo delle nuove generazioni, sulla memoria e sulla storia. Le foto realizzate dagli studenti hanno come focus le “pietre di inciampo”, alle quali sono associate soltanto delle ombre che simboleggiano l’assenza-presenza delle 1022 persone prelevate il 16 ottobre del 1943 nel ghetto di Roma e deportate nei campi di sterminio.
Le “pietre di inciampo” sono un work in progress, tutt’ora in corso, dell’artista tedesco Gunter Demnig, iniziato a Roma nel 2010, prendendo spunto dalle molte “pietre di inciampo” già presenti in molte nazioni europee. Le “pietre” vengono incorporate nel selciato stradale delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni. Sulle “pietre di inciampo” vengono poste delle piccole placche di ottone sono incisi l’anno di nascita il nome, il giorno e il luogo di deportazione e, se conosciuta, la data della morte, Gunter Deming per spiegare la sua opera dichiara: “Una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”; le informazioni, dunque, intendono ridare individualità a chi era stato ridotto soltanto a numero.

La mostra fotografica degli studenti-artisti intende restituire, attraverso immagini di grande impatto, una minima parte di una tragedia, che va conosciuta al di là delle statistiche e che racconta di milioni di persone uccise senza motivo né colpa.
Uno degli obiettivi dell’iniziativa è quello di evidenziare l’importanza della memoria per la costruzione di un futuro più equo, nella convinzione che l’arte sia lo strumento più adeguato per far riflettere tutti – e non solo gli studenti – sugli orrori e sugli errori della storia, al di là del tempo.

Con il patrocinio di:

MUR           Comunita ebraica di Roma

 

Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma 
Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

Il futuro della creatività digitale

Topics: Grafica, Illustrazione, Digital Painting, Concept art, Animazione, 2D & 3D Environment

Nell’ambito della crescente evoluzione della creatività digitale, le tavolette grafiche Wacom emergono come strumenti indispensabili per trasformare con velocità ed efficacia le idee in nuovi progetti.
All’interno del vasto panorama del design digitale, dove la comunicazione si fonda sull’impatto visivo, la chiarezza e la diretta manifestazione delle intuizioni progettuali in fieri sono di cruciale importanza.
In questa prospettiva, il processo creativo non si limita solo all’esposizione concettuale, ma si estende all’interazione con la grafica, all’illustrazione e all’animazione.
L’ambiente digitale racchiude tutti gli strumenti essenziali per tradurre idee complesse in rappresentazioni visive coinvolgenti.

La presentazione, dinamica e interattiva, focalizza l’attenzione sull’analisi e lo studio delle forme di base necessarie per una corretta rappresentazione digitale.
La contaminazione fra Geometria, Fotografia, Assonometria, Prospettiva, fusione di reference e sketch, diventa un terreno fertile per l’esplorazione, sfruttando al massimo e coscientemente gli automatismi offerti dai sofisticati software a disposizione, con un excursus sui freeware a disposizione degli studenti.
La grafica stessa diventa una parte integrante del processo creativo, dove note e descrizioni si fondono armoniosamente con le illustrazioni, dando vita a una comunicazione visiva ricca e significativa.
L’animazione, in particolare, assume un ruolo dinamico nell’esplorare e comunicare l’evoluzione di un progetto nel tempo.

L’uso del digitale e delle tavole grafiche Wacom non solo rivoluziona la traduzione delle idee in progetti, ma si colloca al cuore di un processo creativo completo, che abbraccia la grafica, l’illustrazione e l’animazione per dare vita a espressioni artistiche straordinariamente ricche e coinvolgenti, in ambito accademico e professionale.

Alessio Tommasetti Architetto.
Laureato nel 2003 in Architettura, abilitato nel 2004. PHD in Scienze della Rappresentazione e del Rilievo nel 2008.
Professore a contratto presso il cdl in Architettura, Università “Sapienza” di Roma.
Docente presso lo IED, Istituto Europeo di Design, di Roma sezione MODA e FASHION DESIGN, PRODUCT e INTERIOR DESIGN, dal 2005.
Fondatore, socio e responsabile legale dello Studio D’Arc, studio di progettazione che si occupa di affrontare tutti gli aspetti della sostenibilità dal concept fino alla produzione.
Dal 2015 è Ambassador per Wacom, brand giapponese leader mondiale nella produzione di tavolette grafiche.
Fondatore e socio della startup SHAPEUP Italy, premiata da Lazio Innova, per la digitalizzazione e prototipazione rapida nel mondo Fashion, 2016.
Si occupa di Progettazione, Architettura, Product Design, Interior Design, Design del Gioiello, Design degli Accessori, Robotics and Bionics, Exhibit, Prototipazione Rapida, CGI, Animazione Classica e Digitale, Concept, Preproduzione e Visualizzazione, Realizzazione di Video e Compositing, Special Fx e Fumetto Indie Digitale.
Sito web: www.darcstudio.net
+39 0645551937
+39 3392089953

Owner and Legal Representative WACOM Ambassador – D’Arc.Studio Associates Architects

INSIGHT – La cultura dell’altro

Presentazione del n. 10 del magazine

Online Microsoft Teams – canale INSIGHT “La cultura dell’altro”
qrinsight

Saranno presenti gli autori e la redazione
L’incontro è aperto al pubblico

Una nuova uscita che ci guida in un universo fatto di stratificazioni di memoria, saperi e sapori che si incontrano interagiscono dialogano per incontrarsi e far interagire conoscenze e aspirazioni, di una “generazione fragile” la nostra.
La memoria forma l’essere. Chi siamo? Da dove veniamo?
Da qui gli itinerari e i vissuti che si sono incontrati, sovrapposti e intrecciati in una osmotica coesione.
Il passato non è solo uno spazio temporale in cui rifugiarsi avvolti dalla malinconia, è anche la casa delle nostre origini, un luogo da cui attingere per il presente e da cui imparare per il futuro.
Questo nuovo numero è dedicato a chi non ama darsi per vinto e crede nel potere della rivoluzione della cultura nel senso più ampio del termine.
Un diario intimo e collettivo che vuole stimolare con la sua forza narrativa e il suo carattere d’insieme, nel quale colori, immagini, parole, si fondono indissolubilmente con i testi a testimoniare il valore del tempo nel suo spazio individuale e collettivo.
In una molteplicità di punti di vista a trecentosessanta gradi sulla forza della memoria personale e collettiva, sotto vari aspetti e contesti: culturali, storici, artistici, esistenziali, sociali, politici, filosofici, psicologici, formativi, lavorativi, letterari, relazionali e… tanto altro.
Parola dopo parola, articolo dopo articolo l’intento di questo nuovo numero e di fare luce, in alcuni casi e riappropriarsi in altri, a qualcosa che sottende in maniera avvincente e alquanto misteriosa, allo spazio-tempo che ci caratterizza in diverse contesti, congiunture, e vite, ma soprattutto nel tentativo di descrivere per gradi l’atmosfera che si respirava e si respira, durante i momenti di transizione, quando il cambiamento è già avviato.

Prof. Enrico Pusceddu


Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma

Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

L’arte serigrafica oltre il carcere

Proiezione del film “Made in Jail – indossa la libertà”


Interventi:
Prof.ssa Marilena Sutera – Docente di Serigrafia
Silvio Palermo – Presidente e Fondatore di Made in Jail
Matteo Morittu, Gianluca Calabria e Flavio Crinelli – Produttori e autori del film.

L’arte come forma di espressione e di ispirazione nasce spesso in luoghi impensati. Da 35 anni l’Associazione Made in Jail aiuta le persone detenute a reinserirsi nel tessuto sociale, culturale e lavorativo tramite i suoi corsi di stampa serigrafica in carcere.

In tanti anni di attività Made in Jail, con i suoi corsisti, ha realizzato opere artistiche ma anche note t-shirt che sono diventate iconiche e che sono state esposte in numerose mostre di prestigio, sia a livello nazionale che internazionale.

L’Accademia di Belle Arti di Roma ha programmato un Workshop di Serigrafia della durata di tre giorni, condotto insieme a Made in Jail e in particolare al suo fondatore, Silvio Palermo, che si svolgerà nel prossimo febbraio 2024 per gli studenti del Corso di Serigrafia tenuto dalla Prof.ssa Marilena Sutera.

Parteciperanno al Workshop anche gli studenti del Corso di Fotografia e Video con il laboratorio di Produzione video “Controcampo” condotto da Valerio Sammartino, Simone Valente e Alessio Rucchetta della società Monkeys VideoLab, che produrranno una documentazione filmata delle giornate del workshop.

Il Workshop prevede anche come momento introduttivo, aperto a tutti gli studenti, la proiezione del film documentario sulla storia di Made in Jail e sul suo messaggio di riscatto tramite l’arte. Il film “Made in Jail indossa la libertà” è stato realizzato dalla società di comunicazione Numidio e sarà proiettato Lunedì 22 Gennaio 2024 alle ore 15.00 presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Roma in Via di Ripetta, 222 – 00186 Roma.

Inoltre, Made in Jail esporrà in visione i libri delle mostre svolte negli anni e le creazioni artistiche (opere con tecnica serigrafica, t-shirt e felpe) realizzate in 35 anni di attività formativa in carcere.


Programma

Saluti istituzionali

Interventi:
Prof.ssa Marilena Sutera – Docente di Serigrafia
Silvio Palermo – Presidente e Fondatore di Made in Jail
Matteo Morittu, Gianluca Calabria e Flavio Crinelli – Produttori e autori del film.

Proiezione del film “Made in Jail – Indossa la libertà” (colore / durata 87’).


Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma

Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

 

Luce, memoria, apparenze

L’Ara Pacis interpretata da sette giovani fotografi

 

Dal 10 gennaio al 10 marzo 2024 sette studentesse e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma, Emmanuel Kelechi Anyigor, Simona Murrone, Marco Orsini, Lucia Paparello, Giorgia Perrone, Rucsandra Raluca Cristache ed Elena Tagliaferri esporranno, a turno, ognuno tre fotografie scattate al Museo dell’Ara Pacis.

La mostra Luce, Memoria, Apparenze. L’Ara Pacis interpretata da sette giovani fotografi presenta dal 10 gennaio al 10 marzo 2024 una selezione di ventuno fotografie scattate al Museo dell’Ara Pacis da un gruppo di studentesse e di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma.
L’esposizione, curata da Anna Maiorano e Flavia Matitti, docenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma, con la collaborazione della tecnica di laboratorio Antonia Parente, è promossa dall’Accademia di Belle Arti di Roma in collaborazione con Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Il progetto trae origine dal workshop Fotografare l’Architettura tenuto dal fotografo romano Andrea Jemolo, uno dei maggiori maestri della fotografia di architettura storica, moderna e contemporanea. Sotto la guida di Jemolo, i partecipanti al workshop si sono recati più volte nella primavera del 2023 a fotografare l’interno e l’esterno del Museo dell’Ara Pacis, nelle diverse ore del giorno, soffermandosi sia sul moderno edificio museale progettato dall’architetto statunitense Richard Meier, sia sulle antiche vestigia dell’Altare della Pace Augustea (Ara Pacis Augustae).
Ogni fotografo ha visto e interpretato il Museo dell’Ara Pacis secondo la propria sensibilità e formazione artistica, spesso privilegiando il dettaglio alla visione d’insieme. Sguardi differenti si sono quindi posati sugli elementi architettonici, sulle sculture e sugli ornamenti, hanno indagato e catturato le forme geometriche, i giochi di luce, le ombre e le trasparenze, dando vita a un originale mosaico di immagini in grado di tradurre visivamente impressioni e sensazioni suscitate dal luogo e dal monumento.
Tra i partecipanti al workshop, i sette fotografi selezionati per la mostra esporranno, a turno, ognuno tre fotografie rappresentative di un progetto più ampio, formato da dieci immagini. Queste micro-mostre personali, della durata di circa una settimana ciascuna, si terranno nello spazio adiacente l’ingresso dello spazio espositivo, un breve corridoio con una parete vetrata che permetterà anche ai passanti lungo la via di Ripetta la vista del trittico fotografico.

Ingresso gratuito per la sola mostra.

Scarica l’invito

 

Calendario:

Mercoledì 10 gennaio ore 17.00
Simona Murrone, Contemplazione
fino a martedì 16 gennaio

Mercoledì 17 gennaio ore 17.00
Marco Orsini, Pax romana
fino a martedì 23 gennaio

Mercoledì 24 gennaio ore 17.00
Rucsandra Raluca Cristache, Absentia
fino a martedì 30 gennaio

Mercoledì 31 gennaio ore 17.00
Emmanuel Kelechi Anyigor, Luminous Echoes
fino a giovedì 8 febbraio

Venerdì 9 febbraio ore 17.00
Lucia Paparello, Scorci di luce
fino a lunedì 19 febbraio

Martedì 20 febbraio ore 17.00
Elena Tagliaferri, Sfugge
fino a giovedì 29 febbraio

Venerdì 1 marzo ore 17.00
Giorgia Perrone, Luce di taglio
fino a domenica 10 marzo


Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma

Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

Gli astri benigni di Agostino Chigi. Peruzzi, Sebastiano e Raffaello nella Loggia della Galatea

Presentazione del libro di Costanza Barbieri, edito L’Erma di Bretschneider

 

Introduce:
Claudio Strinati

Intervengono:
Cecilia Casorati, Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Vincenzo Farinella, Università di Pisa
Alessandro Zuccari, Università di Roma “La Sapienza”

Sarà presente l’autrice.

Il volume è stato realizzato con il contributo dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

Il Magnifico Agostino Chigi, ricchissimo banchiere senese al servizio dei papi, nel progettare la sua fastosa dimora transtiberina, aveva riservato alla Loggia della Galatea una funzione particolarissima, che non ha eguali nell’arte del Rinascimento, e costituisce una delle principali attrazioni dell’attuale villa Farnesina. Affrescata con il concorso di tre grandi pittori, Baldassarre Peruzzi, Sebastiano del Piombo e Raffaello, la Loggia della Galatea era chiamata in origine dei Pianeti poiché celebra nella volta la carta natale del padrone di casa, con i transiti dei pianeti nelle vare costellazioni dello zodiaco, come riconosciuto da Aby Warburg e Fritz Saxl. Fino a oggi, tuttavia, non erano stati ancora chiariti i nessi fra i vari registri dipinti, pur costituendo indiscutibilmente uno dei programmi iconografici più affascinati del pieno Rinascimento a Roma.

Il volume di Costanza Barbieri, prima monografia sulla Loggia della Galatea, offre una lettura inedita e esaustiva del ciclo di affreschi, svelando la relazione fra il tema natale raffigurato nella volta da Peruzzi, i miti dell’aria dipinti da Sebastiano nelle lunette, allegorie dell’esistenza terrena soggetta ai capricci della fortuna e alle passioni, per concludersi con il tema d’amore, raffigurato dalla coppia Polifemo e Galatea, quest’ultima celebratissima opera di Raffaello.

Un nuovo ruolo del ciclope come pastore innamorato e non vendicatore sanguinario, che l’indagine sulle fonti rinascimentali ha potuto mettere a fuoco, con la ripresa dei modelli teocritei degli Idilli, stampati in editio princeps in quegli anni e proprio nella villa del banchiere senese. Il metodo di riferimento per l’indagine visiva è necessariamente stata l’iconologia contestuale, per incrociare le serie storico-artistiche con quelle storiche, letterarie, filosofiche e astrologiche del tempo. Forse non un metodo alla moda, ma l’unico possibile per leggere e interpretare le immagini del Cinquecento.

Non riconoscere la densità dei contenuti culturali che Agostino ha voluto evocare nella sua villa, sia nelle decorazioni a fresco, sia nell’allestimento delle sue collezioni, significa perdere una parte importante del messaggio. Che certamente coesisteva con i temi mitologici e amorosi dei vari cicli pittorici, ma senza dimenticare che la Loggia di Galatea, più di ogni altro ciclo della villa, era frutto di una volontà di autocelebrazione—a magnificare l’eccezionalità del suo destino, come illustrato nella volta con l’oroscopo del banchiere. Un programma funzionale al rituale di corteggiamento destinato all’amata Margherita Gonzaga, figlia naturale del marchese Francesco Gonzaga, matrimonio che avrebbe dovuto consentire ad Agostino la scalata sociale nei ranghi della nobiltà e la garanzia che i figli tanto attesi avrebbero goduto della garanzia di appartenenza a un casato dei più antichi e illustri. Dopo aver rinunciato, nel novembre 1512, al progetto matrimoniale, Agostino lascia interrotta la decorazione della Loggia e cambia registro anche nelle scelte decorative e iconografiche, abbandonandosi a un più marcato edonismo.

La stratificazione del programma iconografico della Loggia, della chiave autobiografica alle credenze astrologiche, dalla veste letteraria alla mitografia, dalle restituzioni filologiche alle citazioni antiquarie, ha costituito una sfida all’interprete e causato la netta sensazione di aggirarsi a stomaco vuoto nei meandri dei significati senza l’aiuto del padrone di casa, a illuminare gli arcani e i “geroglifici del destino”, secondo la felice espressione di Saxl. D’altra parte, l’ermeneutica del mito era patrimonio comune nel Rinascimento, e così presentato dai commentatori di Ovidio: “fabula ad mores relata”.

L’unità d’impianto fra i vari registri della Loggia, rimasta incompresa fino a oggi, culmina nella rappresentazione della Galatea, che incanta con la sua bellezza il rozzo Polifemo e incarna le virtù di Amore, inteso come innalzamento dell’anima e conquista della virtù, secondo il dettato neoplatonico. Il congegno astrologico e autobiografico del committente costituisce un meccanismo perfetto—con l’accorgimento di una piccola rettifica che sposta di pochi gradi l’orologio celeste modificando l’ascendente—per celebrare il destino eccezionale del Magnifico. Un progetto coerente in ogni dettaglio: Astrea, la costellazione del suo ascendente in Vergine, risplende ancora oggi sui monti araldici dei Chigi.

Nota biografica
Costanza Barbieri è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha curato con Claudio Strinati la prima mostra su Sebastiano del Piombo e Michelangelo a Viterbo nel 2004, seguita dalla prima monografica di Roma e Berlino del 2008, e, con Matthias Wivel, la mostra su Sebastiano a Michelangelo a Londra alla National Gallery, nel 2017. La scorsa primavera ha curato, con Alessandro Zuccari, Raffaello e l’antico nella villa di Agostino Chigi, con il patrocinio dell’Accademia dei Lincei, per riportare i modelli antiquari cui Raffaello si era ispirato nel luogo a cui appartenevano e da cui l’urbinate aveva potuto trarre ispirazione, la Villa Farnesina. È autrice di circa un centinaio di pubblicazioni dedicate alla cultura visiva del Rinascimento, al collezionismo, all’iconologia contestuale. È membro di Roma del Rinascimento ed è nel progetto europeo Horizon2020 Eu4Art “Differences”, dedicato alla ricerca artistica.

 

Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

Da la man l’arte la tua lingua apprese

Romano Alberti tra arte e letteratura

Giornata di Studi a cura di Donata Levi, Ciro Perna, Vita Segreto

Arte, letteratura, armi, accademia: sono questi gli aspetti che Romano Alberti, incisore, poeta e trattatista, riuscì a coniugare nella sua turbolenta vita, configurandosi sullo scorcio del Cinquecento come emblema dell’intellettuale “militante”.
Del ramo degli Alberti di Sansepolcro, cresciuto in un ambiente artistico floridissimo, Romano partecipò in maniera attiva al riassetto dell’Accademia di San Luca negli anni ’80, di cui resta traccia nella sua attività di trattatista d’arte. Partecipò poi alle scene letterarie napoletane, gravitanti intorno all’Accademia degli Svegliati e al gruppo di partigiani della poesia tassiana, con i quali scambiò diversi componimenti satirici del suo vastissimo (e in parte inedito) canzoniere in difesa della Gerusalemme Liberata nell’ambito della celeberrima querelle con il Furioso.
Eventi imprecisati lo portarono ad arruolarsi negli avamposti veneziani dell’Egeo, come testimoniato dalla sua pur ampia produzione madrigalistica-encomiastica, prima di ritornare a Roma, dove ottenne la posizione di segretario ancora all’Accademia romana del Disegno, sotto il principato di Federico Zuccari e la protezione del Cardinale Federico Borromeo.

La Giornata di Studi, a cura di Donata Levi, Ciro Perna e Vita Segreto, è organizzata in un luogo iconico come la Fondazione Memofonte, istituita da Paola Barocchi, prima curatrice del Trattato della nobiltà della pittura albertiano, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma, il Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e l’Edizione Nazionale delle opere di Federico Zuccari.
L’obiettivo è di far luce su questo versatile e dinamico personaggio della cultura italiana ed europea, indagandone gli originali percorsi tra arte e letteratura.

 

Programma:

Ore 10.30-12.30:

Saluti del Presidente della Fondazione Memofonte

Donata Levi, Fondazione Memofonte e Università di Udine
I trattati d’arte del Cinquecento di Paola Barocchi

Ciro Perna, Università della Campania “Luigi Vanvitelli”
I madrigali di Romano Alberti

Salvatore Carannante, Università di Trento
«A guisa di filosofo naturale». Cenni su pittura e filosofia in Romano Alberti

Ore 1430-16.30:

Emilio Russo, “Sapienza” Università di Roma
Romano Alberti e la polemica sulla “Liberata”

Vita Segreto, Accademia di Belle Arti di Roma
Romano Alberti segretario dell’Accademia romana del Disegno

Andrea Mazzucchi, Università di Napoli “Federico II”
Fonti esegetiche e iconografiche nel «Dante historiato» di Federico Zuccari

Dibattito

 

Scarica la locandina

 

Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it

Arte e Volo

Mostra degli studenti dell’Accademia di belle Arti di Roma

È stata inaugurata il 4 dicembre presso la Sala Colleoni dell’Accademia di Belle Arti di Roma la mostra ‘’Arte e Volo’’, visitabile fino all’11 dicembre.

Nata per celebrare il Centenario dell’Aronautica Militare italiana congiuntamente al Centenario dell’Accademia di Belle Arti di Roma, la mostra segue la presentazione del Bando di Concorso di Pittura “Arte e Volo”, tenutasi lo scorso 27 gennaio presso l’Aula Magna ‘’Lea Mattarella’’ dell’Accademia di Belle Arti di Roma e la sua esibizione e Premiazione di tre studenti, tra i 14 partecipanti, presso la Casa dell’Aviatore di Roma,
Il progetto Arte e Volo nasce da un’idea della professoressa Cinzia Nardini, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.

Gli studenti partecipanti sono: Alonzi Marika, Antropiova Victoria, Appa Elena, Ciccone Serena, Del Rugo Beatrice, Farokhi Mohammad, Gloriani Sara, Griscioli Elena, Infrasca Aurora, Miele Chiara, Molinari Marika, Norenko Anastasia, Paladini Marta, Straface Francesco.

Gli studenti vincitori del Premio: Mohammad Farokhi, Sara Gloriani e Marika Alonzi.

 

Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Coordinamento: Prof. Guglielmo Gigliotti g.gigliotti@abaroma.it
Collaborazione: Chiara Picco, Marianna Pontillo comunicazione@abaroma.it