HANAMI

hanami

impermanenza della bellezza
percorso di arte contemporanea
dialogo arte e natura

LEGENDA:
3 fontana dei tritoni
4 zona palme
5 roseto
7 bambù
21 area giardino roccioso
8 area giardino giapponese

Si prega di notare che sebbene abbiamo preso adeguate precauzioni per la sicurezza nell’installazione delle sculture, non possiamo assumerci la responsabilità per eventuali incidenti o lesioni personali subite durante la visita nel percorso artistico presente nel giardino botanico.

Please note that although we have taken appropriate health and safety precautions in the display of the sculptures, we can not take responsibility for any accidents or personal injuries suffered while the visit at the botanical garden.

Executive project: Alessandra Porfidia e Patrizia Bisonni
Laboratory and graphic coordinator: Rosa Maria Zito
Graphic Designer: Anna Nardi

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Mostra Iulia Ghita

COMUNICATO STAMPA

AlbumArte

presenta
Iulia Ghiță
HE FAILED TO SAVE THE ONE HE LOVED MOST

a cura di Marta Silvi

Inaugurazione lunedì 12 Aprile, dalle ore 14.00 alle ore 20.00
SU PRENOTAZIONE
fino al 26 aprile 2021
visite secondo le regole sanitarie dell’emergenza COVID – 19
dal lunedì al venerdì ore 15.00 – 19.00
AlbumArte | Via Flaminia 122, Roma

Lunedì 12 aprile 2021 inaugura ad AlbumArte, spazio indipendente per l’arte contemporanea, la mostra personale dell’artista Iulia Ghiță dal titolo HE FAILED TO SAVE THE ONE HE LOVED MOST, a cura di Marta Silvi. La mostra resterà aperta fino a lunedì 26 aprile.
Esattamente un anno fa AlbumArte diramava il comunicato di una mostra che il primo lock down avrebbe costretto poi a cancellare, relegandola nell’etere dei progetti sospesi. Il lavoro di Iulia Ghiță non si è però interrotto, bensì ha rafforzato le sue domande e arricchito la possibilità delle sue risposte, approfondendo temi e argomenti in nuce al lavoro stesso, rendendoli particolarmente aderenti alle riflessioni scaturite in questo tempo difficile e dilatato.
Così scrivevamo, inconsapevoli della tempesta che si sarebbe abbattuta di lì a poco sul genere umano: “il lavoro di Iulia Ghiță ha un forte carattere installativo, anche quando impiega il disegno e la pittura, così come la fotografia e il video. L’artista è interessata al rapporto/conflitto/tensione che si innesca tra il limite della misura umana e il tentativo di dare una forma finita a cose incomprensibili.”
Misura umana e cose incomprensibili sono il binomio caratterizzante, i due poli di tensione che generano il campo di ricerca su cui da sempre l’artista indaga e che, quest’ultimo anno con maggiore evidenza, è diventato orizzonte e limite di considerazioni quotidiane. Iulia esplora vie di conoscenza difficili da accettare come tali: sogni, rivelazioni, premonizioni, profezie, visioni. L’artista si interroga su forma e collocazione che temi sconfinati come la fiducia e la conoscenza possono assumere.
La mostra si sviluppa intorno a tre corpi di opere: due videoinstallazioni multicanale che riprendono diversi angoli della natura, LANDSCAPE2 (2017/2018) e LANDSCAPE4 (2018-20), e numerosi disegni su carta a parete che si intersecano a tratti con le stesse proiezioni, Life from herself (understood) (2016/20), Closed circle (2018-20), Untitled (2020), There was a beautiful vase at her home/the truth resides in the object, not in the word (2019).

I lavori, a prescindere dal medium impiegato, esasperano lo sguardo ammirato verso la natura circostante ccome una via di conoscenza alternativa all’indagine e alla pretesa di empatia. Un modo di vedere e di intendere la vita “così com’è” ritrovato successivamente dall’artista nelle teorie del filosofo svizzero Paul Häberlin, che allo stesso modo raccontava l’esistenza umana.
Oltre al progetto originario, la mostra si è arricchita di una forte componente pittorica e narrativa scaturita intorno al tema della cura, della terapia nel senso etimologico del termine, ispirata all’approfondimento di una figura cui da tempo Iulia Ghiță sta rivolgendo la sua attenzione: l’arcivescovo San Luca, al mondo Valentin Feliksovič Vojno-Jaseneckij, vissuto in territorio russo tra il 1877 e il 1961, noto per le sue importanti conquiste scientifiche nel campo medico chirurgico e per la profonda pìetas che ha accompagnato la sua vita e le sue azioni, che ispira la grande tela THEY BELIEVED THAT THE MERE TOUCH WOULD HELP THEM HEAL FROM ANY ILLNESS.
Cosa può l’arte davanti a situazioni critiche, di bisogno fisico? L’artista sembra porsi un quesito esistenziale semplice quanto fondamentale. La risposta non è ovvia né univoca e va anzi stimolata in maniera collettiva. Iulia Ghiță è nata a Oltenita, Romania, nel 1986, vive e lavora in Abruzzo. Si è laureata all’Università di Arte di Bucarest nel 2008 e all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2011. Tra le più recenti mostre e partecipazioni, nel 2019: 3650, Ex Elettrofonica, Roma; AlbumArte20x20, 2019, AlbumArte, Roma; AUGUST Life from herself (Understood), Studio Giudecca 860, Giudecca, Venezia (mostra personale); Life from herself (Understood), Alviani Art Space, Pescara (mostra personale); Tutto a posto tutto bene, Galleria Nazionale di Cosenza, Cosenza; Entasi, mostra promossa da Arco di Gallieno, Acquario Romano, Roma; Vis-a-vis, La Nube di Oort, Roma. Nel giugno 2021, una mostra di Iulia Ghiță sarà presentata in anteprima al Museo Nazionale del Contadino Rumeno. L’installazione e l’accompagnamento del libro d’artista sulla collezione del museo sono curate da Cornelia Lauf, in una serie coordinata da Ilina Schileru. www.iuliaghita.com.

SI RINGRAZIA
EXELETTROFONICA

IN COLLABORAZIONE CON
ACCADEMIA DI ROMANIA IN ROMA
ROMANIAN CULTURAL INSTITUTE
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI ROMA

Educare alle mostre | Educare alla città

Educare alle mostre | Educare alla città

INCONTRI ONLINE SU MUSEI E MOSTRE, APPROFONDIMENTI PER UNA LETTURA RAGIONATA DELLA STORIA DELLA CITTÀ DAL CENTRO ALLA PERIFERIA.

Educare alle mostre, educare alla città, giunto alla decima edizione, propone da Febbraio a Maggio 2021 una vasta scelta di incontri sulle mostre, sui musei, sul territorio, e approfondimenti a tema storico – artistico, sociale o scientifico, per una lettura ragionata della storia di Roma dal centro alla periferia.
Quest’anno il nostro laboratorio condiviso si sposta on line, in uno spazio virtuale dove direttori di musei, curatori, studiosi e docenti universitari continuano a proporre esperienze e analisi, in un programma che volutamente mescola e integra saperi umanistici e scientifici. L’obiettivo, visto il successo dell’iniziativa presso la cittadinanza, è quello di rendere gli incontri un’occasione di conoscenza e arricchimento, non solo per gli studenti e i professori ma anche per un pubblico più ampio.
Concepito con l’intento di facilitare e approfondire il dialogo interdisciplinare (tra arte e scienza, sociologia e urbanistica, restauro e storia), il programma è realizzato grazie al lavoro in rete con altre istituzioni: le Biblioteche di Roma, la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, il Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo dell’Università La Sapienza, il corso di Laurea in Beni Culturali della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma di Tor Vergata, il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, l’Accademia di Belle Arti, l’Accademia Nazionale di San Luca, l’Istituto Luce, Cinecittà e la Società Italiana delle Storiche.
Gli incontri si svolgeranno on line sulla piattaforma Google Suite e saranno come sempre aperti a tutti gli interessati. Una sezione sarà riservata all’interlocuzione con i relatori, nello spirito di dialogo che è a fondamento dell’iniziativa.
Non appena possibile torneremo insieme ad incontrarci nei luoghi diversi che da sempre hanno ospitato gli appuntamenti di Educare, stimolando la conoscenza e la frequentazione degli spazi della cultura noti e meno noti della città.


FEBBRAIO

15 FEBBRAIO ore 16.30
STORIA DEL MUSEO DI ROMA
Carlo D’Aloisio da Vasto e la Roma degli anni Trenta
A cura di Sergio Guarino

16 FEBBRAIO ore 16.30
LA CITTÀ DELLE DONNE
Dalla costruzione dello spazio privato alla gestione dello spazio pubblico
A cura di Chiara Belingardi e Claudia Mattogno

22 FEBBRAIO ore 16.30
LA CITTÀ DELLE DONNE
Il mestiere più antico del mondo? Cortigiane e prostitute nella Roma del XVI secolo
A cura di Susanna Mantioni

23 FEBBRAIO ore 16.30
RACCONTARE LE MOSTRE
La Signora dell’arte.
La collezione di Bianca Attolico da Mafai a Vezzoli
A cura di Ludovico Pratesi

MARZO
1 MARZO ore 16.30
RACCONTARE LE MOSTRE
La via delle api
A cura di Massimo Capula, Carla Marangoni e Paola Marzoli

2 MARZO ore 16.30
IL MAUSOLEO DI AUGUSTO RITROVATO
A cura di Elisabetta Carnabuci e Sebastiano La Manna

8 MARZO ore 16.30
DONNE IN LUCE
A cura di Annabella Gioia

9 MARZO ore 16.30
L’EFFIMERO E LA CITTÀ CONTEMPORANEA
Allestimenti e proposte culturali nella Roma di Renato Nicolini
A cura di Monica Capalbi, Camilla De Boni, Marilù Prati, Stefano Simoncini, Francesca Romana Stabile

15 MARZO ore 16.30
RACCONTARE LE MOSTRE
Napoleone. Il mito di Roma
A cura di Claudio Parisi Presicce, Nicoletta Bernacchio, Massimiliano Munzi, Simone Pastor

16 MARZO ore 16.30
SCIENZA A ROMA: STORIE DI DONNE
Elisabetta Fiorini Mazzanti e il “Risorgimento” della Botanica Romana
A cura di Federica Favino

22 MARZO ore 16.30
RACCONTARE LE MOSTRE: JOSEF KOUDELKA. L’UOMO, IL PAESAGGIO, LA MEMORIA
A cura di Alessandra Mauro

23 MARZO ore 16.30
INTERDISCIPLINARITÀ E INTERVENTI DI RICERCA SULLA CITTÀ
Tor Bella Monaca
A cura di Carlo Cellamare

29 MARZO ore 16.30
VITA D’ARTISTA TRA TRASTEVERE E L’OTTAVO COLLE
A cura di Roberta Perfetti e Silvia Telmon

30 MARZO ore 16.30
I CENTO ANNI DELLA BORGATA GIARDINO GARBATELLA
A cura di Elisabetta Pallottino, Paola Porretta, Pietro Ruo e Francesca Romana Stabile

APRILE
12 APRILE ore 16.30
MOZART A ROMA
A cura di Fabio Benedettucci

13 APRILE ore 16.30
ROMA E I SUOI FORTI
A cura di Simone Ferretti, Elisabetta Pallottino, Giovanna Spadafora

19 APRILE ore 16.30
I TORLONIA A ROMA
Una famiglia tra aari e mecenatismo
A cura di Anna Paola Agati

20 APRILE ore 16.30
MADONNE CONTEMPORANEE
A cura di Alessia Cervelli

21 APRILE ore 16.30
“L’ANNO SCOMPARTITO A PPROVA / TRA PURCINELLA E IDDIO”
Maratona di lettura di sonetti di Giuseppe Gioachino Belli
A cura di Marcello Teodonio e Vincenzo Frustaci

26 APRILE ore 16.30
IMAGO PAPAE: LA CONCEZIONE DEL POTERE PAPALE DAL MEDIOEVO ALL’ETÀ CONTEMPORANEA
A cura di Maria Vittoria Marini Clarelli, Nicoletta Cardano, Claudia D’Alberto

27 APRILE ore 16.30
LA CITTÀ DELLE DONNE
Le donne nel cantiere della Basilica Vaticana
A cura di Assunta Di Sante e Simona Turriziani

MAGGIO
3 MAGGIO ore 16.30
LA CITTÀ DELLE DONNE
Il mestiere di prostituta a Roma durante il fascismo
A cura di Laura Schettini

10 MAGGIO ore 16.30
IL TEVERE NELLA ROMA DEL MEDIOEVO
I porti, le navi, l’arsenale
A cura di Ivana Ait e Andrea Fara

11 MAGGIO ore 16.30
SCIENZA A ROMA: LA CITTÀ E IL CONTAGIO
Roma e la peste
A cura di Maria Conforti e Irene Fosi

17 MAGGIO ore 16.30
STUDI E RICERCHE
Un Valadier ritrovato: il teatro dei Capranica alla Valle
A cura di Federico Gigli e Tania Renzi

18 MAGGIO ore 16.30
MEDIAZIONE CULTURALE NEI MUSEI
A cura di Tiziana Musi, Nicoletta Agostini, Dario Evola

24 MAGGIO ore 16.30
IL GOVERNO DELLA CITTÀ
Il Prefetto Gravina
A cura di Mariella Guercio e Lidia Piccioni

25 MAGGIO ore 16.30
“PER PIGLIARE DILETTO DI LORO PIACEVOLI CANTI, E SUAVISSIME VOCI”
A cura di Alessandro Cremona e Carla Marangoni

31 MAGGIO ore 16.30
SCIENZA A ROMA: LA CITTÀ E IL CONTAGIO
Roma e l’epidemia di colera del 1837
A cura di Luca Borghi


È previsto il rilascio di un attestato di partecipazione valido per la formazione e l’aggiornamento docenti.

CREDITI FORMATIVI

SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA
La partecipazione a cinque incontri, attestata, dà diritto agli studenti dei Corsi di: Studi storico-artistici (triennale); Storia dell’arte (magistrale); Storia, Antropologia, Religioni (triennale); Scienze storiche (Medioevo – Età Moderna – Età contemporanea/magistrale) al riconoscimento di due crediti formativi universitari.

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA “TOR VERGATA”
La partecipazione a nove incontri, attestata, dà diritto agli studenti del Corso triennale in Beni Culturali (Archeologici, Artistici, Musicali e dello Spettacolo) al riconoscimento di tre crediti formativi. Gli studenti possono partecipare anche soltanto a tre o sei incontri con il riconoscimento rispettivamente di uno o due crediti formativi.

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE
La partecipazione a sei incontri, attestata, dà diritto agli studenti dei Corsi di: Scienze dell’Architettura (triennale); Architettura-Progettazione architettonica (magistrale); Architettura-Progettazione urbana (magistrale); Architettura-Restauro (magistrale), al riconoscimento di due crediti formativi universitari.

ACCADEMIA DI BELLE ARTI
La partecipazione ad otto incontri, attestata, dà diritto agli studenti al riconoscimento di due crediti formativi.


PER PARTECIPARE è necessario prenotare al call center 060608.
A conferma della prenotazione verrà inviata una mail con il link di accesso. Se si desidera ricevere l’attestazione ai fini dei crediti formativi è necessario entrare alla conferenza presentandosi con il proprio nome e cognome completo. Alla conclusione dell’appuntamento deve essere inviata una mail di richiesta, completa dei propri dati anagrafici e del corso di studi intrapreso, al seguente indirizzo: info_didatticasovraintendenza@comune.roma.it. Durante l’incontro è richiesto di tenere la telecamera accesa.
Il programma è valido per la formazione e l’aggiornamento del personale della scuola sulla piattaforma S.O.F.I.A. del MIUR. Le iniziative formative saranno attivate nel Catalogo della piattaforma (soggetto erogatore dell’iniziativa: Sovraintendenza Capitolina ai Beni Culturali)

Progetto ideato e curato da Nicoletta Cardano

Il programma è realizzato in collaborazione con:
Il ciclo Scienza a Roma è ideato e curato da Federica Favino, Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte, Spettacolo – Sapienza Università di Roma.
Il ciclo La città delle donne è ideato e curato dalla Società Italiana delle Storiche.
Collaborano alla realizzazione del programma i Volontari del Servizio Civile Nazionale, progetto della Sovrintendenza Capitolina “Educhiamo insieme 4.0”.

 

Felicità della Pittura

Mostra – Felicità della Pittura, Edgardo Zauli Sajani: da Forlì a Roma

Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, Giovanna Alberta Campitelli e Tiziana D’Acchille, Presidente e Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, Orlando Pocci, Sindaco di Velletri, in collaborazione con il Comune di Forlì, e la Fondazione Arte e Cultura, presentano la
mostra Felicità della Pittura. Edgardo Zauli Sajani da Forlì a Roma, a cura di Marco Nocca, che si inaugura il 7 dicembre 2019 alle ore 18.00 presso il Convento del Carmine di Velletri.

Dopo il successo di Juana Romani, la petite Italienne (2017), l’Accademia, con una scelta dedicata a protagonisti dimenticati della Pittura, propone nella sua sede di Velletri la riscoperta di Edgardo Zauli Sajani (1874-1944), pittore forlivese, con una mostra nel settantacinquesimo della scomparsa. Autore nel 1929 di commissioni pubbliche di rilievo, quali il Ritratto di Vittorio Emanuele III e il Ritratto di Benito Mussolini (dipinti in mostra) per la residenza podestarile di Forlì, Zauli Sajani si forma a Roma fino al 1897 all’Istituto di Belle Arti con Filippo Prosperi, pittore purista. All’ingresso nel nuovo secolo Zauli si confronta con la visione divisionista di Balla, come attestano i due studi in mostra: Ritratto di ragazza, Natura morta con frutta. Il refugium di Edgardo, uomo schivo e poco incline alle relazioni, per sperimentare la “felicità della Pittura” è Velletri, “sua seconda, carissima Patria”, dove diviene l’”Artista”, apprezzato e stimato da un’intera comunità. Da qui egli mantiene relazioni con Forlì, inviando sue opere a mostre in Romagna, o realizzando splendide pergamene celebrative di personaggi illustri (Crispino, Longo, Pedriali, Paulucci di Calboli Barone). La mostra, frutto di studi e ricerche, ricostruisce una carriera d’artista nel contesto in cui si svolse, riportando nella città laziale ben 47 dipinti, in prestito dalla Pinacoteca Civica di Forlì, che dimostrano profonda sensibilità d’interprete per gli splendidi ritratti femminili, non immuni dal fascino del decadentismo, e per il paesaggio, raffigurato sempre dal vero con raffinata maestrìa di acquarellista. Nel Refettorio del Carmine, spicca in mostra il grande dipinto Azalea. Ritratto di giovine signora, memore delle atmosfere boldiniane, medaglia d’oro per la Pittura all’esposizione di Forlì (1907), restaurato grazie ad un contributo di Volscambiente, partecipata del Comune di Velletri. Attraverso gli splendidi Autoritratti ad olio, ben quattro, è possibile seguire la vicenda esistenziale dell’artista, dalla prima gioventù alla maturità; tra i pastelli un magnifico Ritratto della madre, che richiama suggestioni dal Boccioni di primo secolo, e Il fratello Giulio, personaggio di riferimento per i contatti con Forlì. Notevoli i piccoli dipinti, che catturano scorci di Velletri (Strada con carretto a vino romano; Strada con arco) o dei pittoreschi dintorni (La Sipportica a Cori); le vedute en plein air, in cui il forlivese esprime un vibratile, trepidante sentimento dell’Antico (Arco di Tito) e del paesaggio (Casa con albero).

Le sue attività nella città laziale, restituite dal ricco catalogo, a cura di Marco Nocca sono molteplici: professore di disegno delle Scuole Tecniche, scenografo di film muti qui precocemente prodotti, illustratore di volumi e grafico (sua la Tessera del partito socialista prima della scissione di Livorno del 1921). Direttore della locale Scuola d’Arte e Mestieri dal 1898 al 1935, egli impegna gli allievi artigiani nelle occasioni particolari in cui la città si presenta all’esterno, restituite dal video in mostra (Esposizione Agricola e di Zootecnia, 1904; Arco di Trionfo per l’ingresso di Vittorio Emanuele, 1927; Festa nazionale dell’Uva, 1930; Visita di Benito Mussolini per l’inaugurazione dell’acquedotto del Simbrivio, 1932) , facendo loro raggiungere livelli d’eccellenza nazionale: nel 1943 la Regia Scuola d’Arte di Velletri è tra le eccellenze dell’Istruzione Artistica italiana, con un volume dedicato nella collana Le Monnier. Già dal 1935 Zauli si è stabilito definitivamente nella città laziale. In occasione del bombardamento alleato di Velletri del 22 gennaio 1944, il giorno dello sbarco di Anzio, lo studio-abitazione dell’artista, in via Castello viene distrutto. Ai primi di giugno dello stesso anno, Zauli muore a Roma per emorragia cerebrale, ed è ivi sepolto al Verano. Nel 1947, per espressa volontà di un gruppo di cittadini, il pittore viene trasferito nel cimitero monumentale di Velletri, in una tomba terranea in evidenza, costruita con una sottoscrizione, in segno di gratitudine per l’opera di didatta qui svolta; gli viene dedicata una strada nel centro urbano.

Le opere superstiti del maestro, custodite altrove dalla famiglia, vengono donate dalle eredi alla Pinacoteca civica di Forlì a partire dal 1998 e qui esposte nel 1999 (Edgardo Zauli Sajani: una donazione, un ritorno, a c. di G. Viroli) rendendo possibile la conoscenza di un pittore lasciato in ombra. A vent’anni da quella esposizione, nel clima critico odierno di riconsiderazione dell’arte italiana della prima metà del XX secolo, questa mostra mette a fuoco un artista singolarmente solitario, alternamente legato, nella sua epoca, ai linguaggi della pittura della penisola. Il catalogo, con il contributo di specialisti, illustra la sua vicenda artistica e professionale, proponendo l’opera di Zauli sinora rintracciata, qui arricchita per la prima volta dalle immagini delle opere perdute (ritrovate da Luciana Prati nel Fondo Piancastelli della Biblioteca Comunale di Forlì) e dal materiale donato dalla pronipote Liliana Ceradelli Witz-Hancsak. Fa da cornice la storia della Regia Scuola d’Arte di Velletri negli anni della Direzione Zauli (1898-1935), con ricca appendice documentaria.

Catalogo edito da L’Erma di Bretschneider, a cura di Marco Nocca; schede di Gabriele Romani. Introduzioni di Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, Giovanna Alberta Campitelli e Tiziana D’Acchille, Presidente e Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, Orlando Pocci e Gianluca Zattini Sindaci Città di Velletri e Forlì, Claudio M. Micheli, Direttore artistico Fondazione Arte e Cultura. Contributi di Marco Nocca, Anna Maria Damigella, Francesca Longo, Barbara de Iudicibus, Gabriele Romani, Luciana Prati. Umberto Savo. Schede di Gabriele Romani. Schede Pergamene a cura di Flora Fiorini e Anna Provenzano. Appendice biografico-documentaria di Marco Nocca. Revisione bibliografica: Francesca Sacchini.

Visite guidate alla mostra il sabato e la domenica, ore 12.00 e ore 18.00. Gruppi: nei giorni feriali o festivi su prenotazione, a partire da 10 persone, con e-mail a dr.ssa Elisabetta Rossini, rossini.betta@gmail.com. Pagina Facebook Edgardo Zauli Sajani.

Termoformature. Gino Sabatini Odoardi e gli studenti dell’Accademia

Luigi Bartolini, Linee di libertà

Della declinante ombra

Della declinante ombra: i quadri e le carte di Vincenzo Scolamiero al Museo Carlo Bilotti

Roma, XXX marzo 2019. Come fotogrammi di un film pittorico sulla continuità che lega gli esseri in un andamento circolare fatto di connessioni misteriose, sulla fragilità ma anche sulla voglia d’assoluto, approdano al Museo Carlo Bilotti i quadri e le carte di Vincenzo
Scolamiero (Sant’Andrea di Conza, 1956, romano d’adozione), nella personale intitolata Della declinante ombra e curata da Gabriele Simongini.

La mostra, dall’8 marzo al 9 giugno 2019, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma dove Scolamiero è docente di Pittura, e in collaborazione con la Galleria Edieuropa-QUI arte contemporanea. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Prendendo spunto dalle forme in divenire e in transito verso il mistero che connotano le opere di Scolamiero, alcune delle quali realizzate per l’occasione, anche la mostra proporrà un mutamento parziale degli spazi coinvolti. Distesa ed articolata attraverso il primo piano del Museo Bilotti, ovvero nelle tre salette, nella project room e nel corridoio che le collega, la mostra per il primo periodo toccherà anche la sala del Ninfeo al piano terra, con il dittico su tela intitolato “Mutevole canto” (2018) ed i quadri del ciclo “Lascia
parlare il vento” (2015).

La pittura di Scolamiero è evocativa, raffinata, sinestetica ed è sempre attraversata da un vento malinconicamente inquieto che è prima di tutto soffio e respiro interiore. Come scrive Simongini, nelle sue opere emerge “una natura poetica suggerita attraverso piccoli,
antieroici resti e reperti in un microcosmo fatto di cose minute, ramoscelli, foglie secche, ciuffi d’erba, ciottoli, giunchi, nidi, i cui equivalenti reali il visitatore attento e paziente potrà trovare nella circostante Villa Borghese, prima o dopo aver visitato la mostra. Ma natura
“altra” è quella cercata da Scolamiero, immersa in una dimensione quasi amniotica che spesso diventa umbratile e visionaria”. Non a caso il titolo della mostra e di un ciclo di opere qui presentate, “Della declinante ombra”, prende per mano l’osservatore
riportandolo sulla via dell’interiorità, dell’illuminazione poetica, in un cammino verso le origini che risale a Rilke, a Celan, a Hölderlin, solo per citare alcuni dei riferimenti lirici di Scolamiero. Come nota ancora il curatore, ‘la “declinante ombra” rimanda a un itinerario in discesa, verso il nulla o verso l’Ade, nel mondo ctonio (“Tutto qui in basso è simbolo e ombra”, ammonisce Pessoa col suo tono oracolare), evocando quel percorso che dovrà rifare Euridice dopo essere stata tragicamente guardata da Orfeo, emblema del Poeta’. Da
segnalare anche i rossi ruggine o sangue dei suoi quadri recenti (dai cicli “In un giro di vento” e“Come l’aria alla terra legati”), alcuni dei quali realizzati per l’occasione, che portano con sé tracce e memorie dei rossi incandescenti e visionari di Scipione, rendendogli omaggio.

In occasione dell’esposizione sarà disponibile il catalogo, pubblicato da De Luca Editori d’Arte, che conterrà, oltre al saggio del curatore, i testi di Pietro Roccasecca e Raffaella Salato, una poesia di Robertomaria Siena ed un’intervista di Nicola Davide Angerame sul libro d’artista (esposto in mostra) realizzato a quattro mani da Scolamiero e dalla compositrice Silvia Colasanti e tratto dalla sua partitura per Quartetto d’Archi “Ogni cosa ad ogni cosa ha detto addio”, Ed. Piero Varroni-Libri d’Artista. È in programma l’esecuzione del Quartetto d’Archi insieme all’esposizione dei Libri-opera e dei bozzetti preparatori, in un successivo appuntamento, presso le sale della Galleria Edieuropa – Qui arte contemporanea, a Roma.

Durante la mostra sono previsti appuntamenti laboratoriali per le scuole, workshop ed eventi che coinvolgeranno il pubblico interessato, gli studenti delle scuole e dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

Biografia
Vincenzo Scolamiero è docente di Pittura presso il Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale vive e lavora. Inizia la sua attività artistica con la mostra personale presentata da Antonio Mercadante presso la Galleria Ferro di Cavallo a Roma, nel 1987. Numerose da allora sono le mostre personali e le rassegne espositive di carattere nazionale e internazionale, alle quali ha partecipato: dalla Quadriennale Romana, alla Biennale di Venezia, dalla Biennale d’Arte Sacra curata da Maurizio Calvesi, alla rassegna The return of the cadavre exquis del Drawing Center di New York, alla mostra Italia_Giappone-venti artisti a confronto alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, curata da Augusta Monferini. Viene più volte invitato al Premio Michetti dove vince il primo premio nell’estate del 2014, e ancora espone al Palazzo delle Esposizioni di Roma, al Chiostro del Bramante sempre di Roma. Viene invitato da Marco Goldin ad esporre in diverse sedi museali: dalla Casa dei Carraresi di Treviso e Palazzo Sarcinelli di Conegliano Veneto, a Palazzo Fava di Bologna, e Castel Sismondo di Rimini. Espone sue opere presso l’Art Museum di Phoenix e The China MilleniumMonument, China Word Art Museum, in Cina. È del 2014 la partecipazione al XLVII Premio Vasto d’Arte ContemporaneaL’Icona Ibrida, a cura di Gabriele Simongini, Vasto, Chieti. Sue mostre personali sono state ospitate in rilevanti spazi pubblici oltre che privati, come la mostra La piuma e la pietra nella Galleria Nazionale d’Arte Contemporanea della Repubblica di San Marino, nelle sale della Banca Nazionale del Lavoro – Sede Centrale di Roma presso la Galleria d’Arte Comunale d’AC di Ciampino, e nella Pinacoteca Comunale d’Arte Contemporanea di Gaeta. Le sue opere sono state esposte in rassegne a New York, Seul e Busan in Korea, Pechino e Feng Huang in Cina. Attualmente è rappresentato a Roma dalle gallerie Porta Latina, Edieuropa-Qui Arte Contemporanea, e Galleria Lombardi, a Ferrara dalla galleria Fabula Project e all’estero dalla galleria Kips Gallery di New York e Seul.

 

Io visto da Te, io visto da Me. Tu visto da Te, Tu visto da Me.

Con la collaborazione:
della prof.ssa Nicoletta Agostini
Con la supervisione:
della prof.ssa Maria Jacomini

Esposizione dei lavori prodotti nel worskhop condotto da Gea Casolaro con i pazienti del Centro Diurno del CSM di Via di Monte Tomatico – ALS Roma 1 e gli studenti del Corso specialistico di II livello in Arte per la Terapia.

Inaugurazione giovedì 28 giugno ore 18:00

Mutazioni

Giornata nazionale del Parkinson 2017

Nell’Aula Magna dell’Accademia si terra l’incontro con il Prof. Fabrizio Stocchi, direttore del Centro per lo Studio e la Cura del Morbo di Parkinson.

Mostra degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma

Opere in mostra di:
Lorenzo Attolini
Matteo Bianchini
Claudia Catalano
Francesco Camerota
Pietro Capone
Mihail Dinisiuc
Alessandro Dolfi
Marco Eusepi
Cosmin Guta
Anna Lombardi
Barbara Lunetti
Arianna Pisano
Valerio Pucci
Antonello Santilli
Gianmarco Savioli
Angelica Speroni
Corina Surdu
Anastasya Voskoboynikova
Juanni Wang
Fangwen Zhang

Docenti:
Prof. Gian Luigi Cappelletti, corso di Anatomia Artistica
Prof. Andrea Lelario, corso di Incisione

Si ringraziano: 
Mario Alì, Presidente Accademia di Belle Arti di Roma
Tiziana D’Acchille, Direttrice Accademia di Belle Arti di Roma

Forse un mattino andando in un’aria di vetro

VIDEO 3 – GALLERIA MULTIMEDIALE DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI ROMA
VIDEOFOCUS
a cura della Scuola di Nuove Tecnologie per l’Arte

In occasione della seconda edizione di RAW – Rome Art Week, la settimana dell’arte contemporanea che mette in rete in un unico evento gallerie, istituzioni e spazi non profit della Capitale, l’Accademia di Belle Arti di Roma presenta una mostra di 15 studenti, tra la storica Aula Colleoni -impreziosita dal calco monumentale della statua equestre di Bartolomeo Colleoni, eseguita dal Verrocchio – e l’attigua Aula 4. La mostra resterà aperta per tutta la settimana, fino al 14 ottobre 2017, in accordo col calendario di RAW.

VIDEO GALLERY E OPEN LAB
Nel giorno dell’opening, lunedì 9 ottobre, è prevista anche l’apertura straordinaria di alcuni Laboratori di Arti Grafiche dell’Accademia, tra le ore 13 e le 20: il pubblico potrà visitare le aule mentre i ragazzi sono a lavoro, sperimentando tecniche di incisione, stampa e produzione della carta, insieme ai docenti Andrea Lelario, Massimo Arduini, Ferdinando Fedele, Laura Salvi.

Nella stessa giornata, alle 18, sarà inaugurata la Galleria Multimediale VIDEO3, un progetto della Scuola di Nuove Tecnologie per l’Arte, che prevede l’esposizione – sui tre monitor posti nel corridoio di ingresso – di alcune delle migliori opere video prodotte dagli studenti. La selezione dei lavori avverrà ogni anno tramite bando. Per questa prima occasione sarà presentata la rassegna VIDEOFOCUS, già ospitata nel novembre 2016 dalla Sapienza Università di Roma.
Gli autori: Lucia Bricco, Nicole Cerrone, Alberto Costanzo, Erica Curci, Ola Czuba, Francesco Marino, Farnoosh Samadi, Carlotta Scognamiglio.

APERITIVO E LIVE SET
Nel corso dell’opening appuntamento nel cortile interno dell’Accademia, all’ora dell’aperitivo, con un live set sonoro di Federico Paganelli e Riccardo Gasparini: electronics e chitarre, per un viaggio improvvisativo fra atmosfere dilatate, suoni evocativi, astrazioni mnemoniche, tessiture rarefatte.

LA MOSTRA
Curata dai docenti Helga Marsala e Gabriele Simongini, la mostra nasce su iniziativa della Consulta degli Studenti. Quindici i nomi individuati tramite bando da una commissione interna: Giulia Carioti, Zhaoyan Chen, Ivo Cotani, Marco Eusepi, Vito Gara, Michael Mancini, Salim Mir Alaiee, Tommaso Moretti, Carla Pasqualucci, Flavio Orlando, Gianmarco Savioli, Angelica Speroni, Nastasya Voskoboynikova, XiHan Zhang, Damianos Zisimou.
Il titolo è lo stesso di una celebre poesia di Eugenio Montale, tratta dalla raccolta “Ossi di seppia”. Un’immagine dalla forte connotazione visiva, che è anche il verso d’apertura delle due quartine in rima alternata.

Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me ne andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

Il racconto di una rivelazione, nel cuore di un mattino di cristallo: il mondo intorno si dissolve, le cose implodono e la sostanza del mondo svapora come nebbia. Ed è poi su uno schermo ideale –piano concettuale, poetico, filosofico, immaginativo – che riaffiorano i luoghi e forme, gli oggetti e il paesaggio, ma in una veste nuova. La realtà s’è fatta ombra, proiezione illusoria, sogno e inconsistenza.
Con tutto il disorientamento e la malinconia sprigionati dall’intensa penna montaliana, si tratteggia questa piccola esperienza metafisica, divenuta qui suggestione comune tra i lavori dei giovani artisti. Tutte opere in cui, in qualche modo, resta protagonista l’esperienza della dissolvenza, della trasmutazione, della frammentazione.

GLI ARTISTI
Tra pittura, fotografia, installazione, video, suono e incisioni, la mostra si articola come un percorso fatto di assenze e di proiezioni, di residui, vuoti, mutazioni.
Un libro bianco e muto, da cui le parole sono scivolate via, si sfalda nella progressione di una grammatura sempre più sottile (Speroni). La vita di un uomo anziano è un flashback che scorre rapido, prima della morte, mentre le immagini mentali si traducono in una partitura elettronica
(Zhang). Una piccola veduta rurale si congela nella luce adamantina della primavera, tra il verde e l’azzurro che si incastrano e quasi si fondono in una pasta liquida (Orlando). L’avventura lirica del colore, spinta verso l’astrazione, intercetta le linee invisibili del paesaggio e le modulazioni sentimentali dello sguardo (Eusepi). Virtuosismi in punti di matita, immaginando creature mutanti, figlie di una mitologia contemporanea (Moretti). Un corpo coincide con la propria ombra, essendo spettro, presenza in movimento, annuncio di un’assenza (Pasqualucci). Fotografie di scolaresche riportate su tela, con la storia del popolo cipriota che affiora tra i volti lividi, indistinti: la memoria individuale si polverizza nell’identità collettiva (Zisimou).
E ancora centrini di merletto, come micro reperti del quotidiano, divenuti timbri cromatici immateriali (Carioti). Un pezzetto di prato su una parete è tutto ciò che resta: il paesaggio intorno è scomparso, contratto in una zolla (Gara). Un omaggio a Piet Mondrian, in forma di oggetto di design, e alla sua straordinaria ricerca sulla sintesi plastica e la forma astratta (Mancini). Paesaggi al crepuscolo e sentieri innevati, nella finezza del segno bruno e del vuoto candido fra la lastra e la carta (Voskoboynikova). Riflessioni sul nero, nell’ossessione di superfici monocrome, macchie sul foglio, segni nello spazio urbano, lasciando che tutto si faccia seduzione luttuosa, sintassi del vuoto (Savioli). Still life imbevuti di decostruzioni novecentesche, assottigliando la realtà nell’esercizio della pittura (Cotani). Un tentativo di misurazione del tempo e dello spazio, nell’utopia di una macchina sonora che scandisce il cammino (Chen).
Infine, allestita nella project room dell’Aula 4, la video-installazione di Salim Mir Alaiee: l’esperienza di una passeggiata in bicicletta si trasforma in un percorso intangibile, registrando solo l’ombra del ciclista e il rettangolo di cielo sopra la sua testa. La città intorno è fuori dal campo visivo, sparita, esclusa dal ricordo, mentre – nella ricostruzione scenica – il cielo si proietta sul pavimento e l’ombra rivive su uno schermo.

INFO
eventi@abarm.it
www.accademiabelleartiroma.it
www.romeartweek.com