Mostre

Ottavo giorno

Felice Levini

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Quando: 13/10-13/10/2025
ore 17.00
Dove: Galleria Accademia Contemporanea,
Accademia di Belle Arti di Roma,
Via di Ripetta, 222

Secondo appuntamento della Galleria Accademia Contemporanea, la mostra personale Ottavo giorno dell’artista Felice Levini – realizzata in collaborazione con Zerynthia, Associazione per l’Arte Contemporanea OdV – veste la navata dello spazio neoclassico di Pietro Camporese il Giovane (XIX sec.), aprendo una riflessione densa e dinamica sul desiderio contemporaneo di equilibrio, stabilità e sicurezza.

Inserendosi teatralmente negli spazi della Galleria, l’artista mette in scena il proprio microcosmo artistico nella cassettiera Torre di Babele balbuziente, circondata dagli otto guardiani di Ottavo giorno vestiti del tipico squamato delle corazze romane sormontato da un copricapo. Ieratiche e sospese nei filari di colonne, le figure vegliano, come moderni titani, sulla cassettiera al fine di proteggerne l’ordinato caos che vi regna all’interno.

Facendo riferimento al giorno della nuova creazione, l’ottavo, riletto come vero giorno di riposo della Genesi, Levini salda la scena all’interno di queste otto figure, bilanciando l’equilibrio spaziale della galleria e racchiudendola in un perimetro sacro centrato sul suo micro-universo ligneo.

Numero atomico dell’ossigeno, numero magico della fisica nucleare, l’8 torna con costanza nella nomenclatura di asteroidi e satelliti, oltre a indicare la somma dei principali pianeti del Sistema Solare, ponendosi come numero dell’equilibrio cosmico in diverse culture sia orientali che occidentali.

Il vastissimo orizzonte multiculturale nel quale si muove questo simbolo, nato in Occidente come rappresentazione dell’Infinito della cultura pagana, arriva fino in Oriente per individuare il numero delle forze della natura generate dalla contrapposizione fra Yin e Yang. Recuperato dalla religione cristiana per indicare il giorno della resurrezione, ritroviamo questo numero anche nelle cupole di numerose chiese medievali, dove l’ottagono, per la sua capacità di aderire al cerchio, finisce per rappresentare la volta celeste.

Una fortuna filologica che raggiunge presto la cultura popolare, nella quale il numero è facilmente riconducibile al gioco degli scacchi e alla Rosa dei Venti, ma trova applicazione anche nei Tarocchi, dove simboleggia la Giustizia, e nella smorfia napoletana, nella quale indica la Madonna.

Queste le ragioni che portano l’artista a rifugiarsi nell’archetipo dell’equilibrio, cercando ironicamente protezione fuori dalla razionalità, votandosi a un arcaico sapere che sarà forse in grado di creare nuovi equilibri.

BIOGRAFIA
Nato a Roma nel 1956, Felice Levini frequenta il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Nel 1978 co-fonda uno spazio autogestito dagli artisti in via Sant’Agata dei Goti a Roma, insieme ai colleghi e amici Giuseppe Salvatori e Claudio Damiani – poi si aggiungeranno altri artisti e poeti – al fine di dare luogo a serate dedicate all’incontro fra arte, poesia e musica. All’interno di questo contesto, espone nella sua prima mostra personale del 1978 intitolata Re!. Allo stesso anno risale la partecipazione alla collettiva Arte ricerca 78 presso Palazzo delle Esposizioni (Roma). L’anno seguente espone presso lo Studio Cannaviello di Milano con la mostra Fortuna, mentre nel 1980 realizza una mostra personale presso la Galleria La Salita (Roma) di Gian Tomaso Liverani, con la quale esporrà nuovamente nel 1981 con Né intimo né nostalgico.
Nel 1980, a soli 24 anni, è fra i primi artisti ad aderire al gruppo dei Nuovi-Nuovi patrocinato dalla critica di Renato Barilli – con la collaborazione di Francesca Alinovi e Roberto Daolio –, che debutta alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Bologna. Insieme a Levini espongono Enrico Barbera, Luciano Bartolini, Bruno Benuzzi, Antonio Faggiano, Marcello Jori, Luigi Mainolfi, Luigi Ontani, Giuseppe Maraniello, Giorgio Pagano, Giuseppe (Pino) Salvatori, Salvo, Aldo Spoldi, Wal (Walter Guidobaldi).

Gli anni Ottanta si aprono con diverse mostre personali, soprattutto a Roma e a Milano, fra le quali spiccano quelle realizzate presso la Galleria Pieroni – dove l’artista presenta il Progetto per carta da parati, realizzato nello stile decorativo ad horror vacui tipico del suo lavoro -, Galleria Planita, Il Cortile e Studio Cannaviello. Nel 1981 prosegue il suo percorso con i Nuovi-Nuovi nelle mostre La Qualità: lo sviluppo dei Nuovi-Nuovi presso il Padiglione d’Arte Contemporanea (PAC) di Ferrara, e con Generazioni a confronto, mostra realizzata nell’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Roma. Nel 1982 è presente anche alla XII Biennale des Jeunes di Parigi e alla rilevante rassegna Una generazione postmoderna presso il Teatro Falcone di Genova.

All’inizio di questo decennio l’artista sposta, per alcuni anni, lo studio a Torino, dove collabora con la Galleria Eva Menzio insieme ad artisti come Giulio Paolini, Salvo e Luciano Fabro, e dove espone nel 1982, nella mostra del 1983 Io vedo, io sento, io parlo, e nel 1984. In quegli stessi anni si avvicina alle esperienze artistiche della città di Milano, dove realizzerà nel 1989 la mostra Genesi, presentata da Bruno Corà prima alla Galleria Il Milone di Milano e poi alla Galleria Massimo Minini di Brescia. In questo decennio l’artista sviluppa la sua passione per una tecnica pittorica che guarda alle geometrie e alle decorazioni ispirate dall’opera di Gino Severini, dai mosaici medievali e dall’arte dell’Antico Egitto.

Nei suoi lavori la chiave ironica fa da contraltare all’ortodossa manualità pittorica espressa dai “puntini” grafici realizzati uno a uno dall’artista.

Nel 1985 partecipa alla collettiva Anniottanta presso la Galleria Civica d’Arte Moderna di Bologna e curata da Renato Barilli, a Icons of Postmodernism del 1986 presso la Holly Solomon Gallery di New York, alla I Biennale di Ankara e alla XI Quadriennale di Roma. Nel 1988 è la volta dell’invito alla XLIII Biennale di Venezia, nella quale presenta i lavori Vittoria e Bersagliere.

Negli anni Novanta il suo linguaggio si arricchisce, grazie all’introduzione nei suoi lavori dell’attività performativa, di alcune componenti della Body Art e, più generalmente, della presenza umana: iniziano in questo periodo i lavori di Autoritratto fotografico. Il 1991 è l’anno della sua partecipazione al Festival dei Due Mondi di Spoleto, mentre nel 1993 partecipa alla XLV Biennale di Venezia e nel 1996 alla XII Quadriennale di Roma. Nel 1995 Felice entra a far parte della galleria La Nuova Pesa di Roma, sodalizio avviato dalla coeva mostra La zebra non è una squadra di calcio e neanche una guardia svizzera.

Il suo lavoro prosegue attraverso la collaborazione con gallerie d’arte e istituzioni museali: Nel 2002 realizza la personale Meridiano celeste presso l’Acquario romano, nel 2004 Non c’è presso la Fondazione VOLUME! di Roma, mentre con FFMAAM | Fondo Francesco Moschini A.A.M. Architettura Arte Moderna realizza, nel 2006, Calice di Venere, nel 2011 Camere da viaggio alla Galleria Zonca&Zonca di Milano e nel 2014, Con gli occhi del gatto presso Spazio Borgogno a Milano.

Nel 2013 realizza l’installazione Nord-Est Sud-Ovest presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, curata dalla Soprintendente Maria Vittoria Marini Clarelli e da Achille Bonito Oliva – che ha sempre seguito il suo lavoro sin dagli esordi –, all’interno della quale inscena un confronto fra le opere della collezione permanente dell’ex GNAM e i suoi lavori.

Nel novembre 2017 inaugura la sua mostra personale Felice Levini. La volpe sa molte cose, ma l’istrice ne sa una grande presso la Galleria d’arte Niccoli di Parma. Del 2020 è la mostra Visioni e Geografie presso il Chini Museo – Villa Pecori Giraldi di Borgo San Lorenzo (Firenze), mentre nel 2021 è la volta di Felice Levini. Orizzonte degli eventi al Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese di Roma. Nel 2023 inaugura presso La Nuova Pesa di Roma la personale Testa o Croce mentre l’anno successivo è la volta della doppia personale Felice Levini – Salvo in: Fuori da me stesso alla galleria Operativa Arte Contemporanea di Roma. Nel 2025 è al Mattatoio di Roma con Felice Levini. Progettare il Caos a cura di Massimo Belli.

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