Presentazione del libro di Costanza Barbieri, edito L’Erma di Bretschneider
Introduce:
Claudio Strinati
Intervengono:
Cecilia Casorati, Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Vincenzo Farinella, Università di Pisa
Alessandro Zuccari, Università di Roma “La Sapienza”
Sarà presente l’autrice.
Il volume è stato realizzato con il contributo dell’Accademia di Belle Arti di Roma.
Il Magnifico Agostino Chigi, ricchissimo banchiere senese al servizio dei papi, nel progettare la sua fastosa dimora transtiberina, aveva riservato alla Loggia della Galatea una funzione particolarissima, che non ha eguali nell’arte del Rinascimento, e costituisce una delle principali attrazioni dell’attuale villa Farnesina. Affrescata con il concorso di tre grandi pittori, Baldassarre Peruzzi, Sebastiano del Piombo e Raffaello, la Loggia della Galatea era chiamata in origine dei Pianeti poiché celebra nella volta la carta natale del padrone di casa, con i transiti dei pianeti nelle vare costellazioni dello zodiaco, come riconosciuto da Aby Warburg e Fritz Saxl. Fino a oggi, tuttavia, non erano stati ancora chiariti i nessi fra i vari registri dipinti, pur costituendo indiscutibilmente uno dei programmi iconografici più affascinati del pieno Rinascimento a Roma.
Il volume di Costanza Barbieri, prima monografia sulla Loggia della Galatea, offre una lettura inedita e esaustiva del ciclo di affreschi, svelando la relazione fra il tema natale raffigurato nella volta da Peruzzi, i miti dell’aria dipinti da Sebastiano nelle lunette, allegorie dell’esistenza terrena soggetta ai capricci della fortuna e alle passioni, per concludersi con il tema d’amore, raffigurato dalla coppia Polifemo e Galatea, quest’ultima celebratissima opera di Raffaello.
Un nuovo ruolo del ciclope come pastore innamorato e non vendicatore sanguinario, che l’indagine sulle fonti rinascimentali ha potuto mettere a fuoco, con la ripresa dei modelli teocritei degli Idilli, stampati in editio princeps in quegli anni e proprio nella villa del banchiere senese. Il metodo di riferimento per l’indagine visiva è necessariamente stata l’iconologia contestuale, per incrociare le serie storico-artistiche con quelle storiche, letterarie, filosofiche e astrologiche del tempo. Forse non un metodo alla moda, ma l’unico possibile per leggere e interpretare le immagini del Cinquecento.
Non riconoscere la densità dei contenuti culturali che Agostino ha voluto evocare nella sua villa, sia nelle decorazioni a fresco, sia nell’allestimento delle sue collezioni, significa perdere una parte importante del messaggio. Che certamente coesisteva con i temi mitologici e amorosi dei vari cicli pittorici, ma senza dimenticare che la Loggia di Galatea, più di ogni altro ciclo della villa, era frutto di una volontà di autocelebrazione—a magnificare l’eccezionalità del suo destino, come illustrato nella volta con l’oroscopo del banchiere. Un programma funzionale al rituale di corteggiamento destinato all’amata Margherita Gonzaga, figlia naturale del marchese Francesco Gonzaga, matrimonio che avrebbe dovuto consentire ad Agostino la scalata sociale nei ranghi della nobiltà e la garanzia che i figli tanto attesi avrebbero goduto della garanzia di appartenenza a un casato dei più antichi e illustri. Dopo aver rinunciato, nel novembre 1512, al progetto matrimoniale, Agostino lascia interrotta la decorazione della Loggia e cambia registro anche nelle scelte decorative e iconografiche, abbandonandosi a un più marcato edonismo.
La stratificazione del programma iconografico della Loggia, della chiave autobiografica alle credenze astrologiche, dalla veste letteraria alla mitografia, dalle restituzioni filologiche alle citazioni antiquarie, ha costituito una sfida all’interprete e causato la netta sensazione di aggirarsi a stomaco vuoto nei meandri dei significati senza l’aiuto del padrone di casa, a illuminare gli arcani e i “geroglifici del destino”, secondo la felice espressione di Saxl. D’altra parte, l’ermeneutica del mito era patrimonio comune nel Rinascimento, e così presentato dai commentatori di Ovidio: “fabula ad mores relata”.
L’unità d’impianto fra i vari registri della Loggia, rimasta incompresa fino a oggi, culmina nella rappresentazione della Galatea, che incanta con la sua bellezza il rozzo Polifemo e incarna le virtù di Amore, inteso come innalzamento dell’anima e conquista della virtù, secondo il dettato neoplatonico. Il congegno astrologico e autobiografico del committente costituisce un meccanismo perfetto—con l’accorgimento di una piccola rettifica che sposta di pochi gradi l’orologio celeste modificando l’ascendente—per celebrare il destino eccezionale del Magnifico. Un progetto coerente in ogni dettaglio: Astrea, la costellazione del suo ascendente in Vergine, risplende ancora oggi sui monti araldici dei Chigi.
Nota biografica
Costanza Barbieri è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha curato con Claudio Strinati la prima mostra su Sebastiano del Piombo e Michelangelo a Viterbo nel 2004, seguita dalla prima monografica di Roma e Berlino del 2008, e, con Matthias Wivel, la mostra su Sebastiano a Michelangelo a Londra alla National Gallery, nel 2017. La scorsa primavera ha curato, con Alessandro Zuccari, Raffaello e l’antico nella villa di Agostino Chigi, con il patrocinio dell’Accademia dei Lincei, per riportare i modelli antiquari cui Raffaello si era ispirato nel luogo a cui appartenevano e da cui l’urbinate aveva potuto trarre ispirazione, la Villa Farnesina. È autrice di circa un centinaio di pubblicazioni dedicate alla cultura visiva del Rinascimento, al collezionismo, all’iconologia contestuale. È membro di Roma del Rinascimento ed è nel progetto europeo Horizon2020 Eu4Art “Differences”, dedicato alla ricerca artistica.
Ufficio Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma
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