Un nuovo, intenso progetto portato a termine dagli studenti del Corso specialistico di II livello in Arte per la Terapia dell’Accademia di Belle Arti. “Io visto da te, io visto da me; tu visto da te, tu visto da me” è il titolo del workshop condotto da Gea Casolaro, tra gli artisti italiani di media generazione più accreditati, nota per il suo lavoro attento e sensibile declinato in una chiave sociale, antropologica, internazionale, nutrita di viaggi, ricerche sul campo e narrazioni personali.
Casolaro si è confrontata con quattordici persone che frequentano il Centro Diurno del Centro di Salute Mentale, presso la ASL Roma 1 di via di Monte Tomatico, e con dieci studenti, chiamati a coadiuvarla e a gestire con lei i processi creativi, le dinamiche di gruppo e i percorsi di relazione, con la collaborazione di Nicoletta Agostini (Referente del Corso) e la supervisione di Maria Jacomini.
L’obiettivo, spiega l’artista, “era stimolare studenti e partecipanti ad uscire da sé per andare verso l’altro, attraverso il reiterarsi di un meccanismo di rappresentazione e auto rappresentazione”. Tutti, lavorando in coppie o in gruppo, hanno interagito tra loro per realizzare ritratti e autoritratti non convenzionali, sulla scorta di un dialogo attento e costante. “Rappresentare sé stessi e l’altro – aggiunge Casolaro – per mezzo di un oggetto quotidiano, un animale, un monumento, un’opera d’arte, ha permesso di mettere a confronto l’immagine che abbiamo di noi stessi con l’immagine che l’altro ha di noi, per verificare quanto la percezione interiore e quella di una visione esterna, possano o meno coincidere”.
Il risultato di questa esperienza è racchiuso in un corpus di ritratti fantastici, un po’ dadaisti e molto poetici, esposti tra il 28 giugno e il 9 luglio 2018 presso l’Aula Colleoni dell’Accademia di Belle Arti di Roma.
Nell’anno che celebra il quarantennale della 180 – quella “Legge Basaglia ” che mise i sigilli ai manicomi italiani – laboratorio ed esposizione rappresentano un un prezioso contributo, in termini di formazione e di ricerca, da parte dell’Istituzione accademica, utile ad acquisire competenze professionali nel campo dell’Arte Terapia.
“’Entrare fuori, uscire dentro’ è una frase attribuita a Franco Basaglia – spiega ancora Nicoletta Agostini – frase che “sintetizzava la necessità di ‘uscire dentro’ dalle strutture costruite come prigioni della malattia mentale e di entrare fuori nello spazio della vita”. E se un’Accademia di Belle Arti “ha il compito di preparare i propri studenti ad affrontare creativamente la realtà – essa dovrà anche, in simili occasioni – “‘entrare fuori’ per ‘uscire dentro’ una migliore comprensione, e accettare di incontrare l’altro, nella sua molteplice diversità e ricchezza, capace di generare cambiamento”.
E cita il grande psichiatra Franco Basaglia anche Gea Casolaro: “Da vicino nessuno è normale”, dice a un certo punto dinanzi alla telecamera, durante le riprese che documentano il workshop. Il delicato lavoro di riflessione e relazione sul tema della rappresentazione è partito proprio da lì. Quel sentimento di scoperta, di accettazione e di elaborazione della differenza, in quanto fondamento di ogni ipotesi identitaria: lo sguardo ravvicinato è lo sguardo del denudamento e dell’altrove. Là dove l’io si scambia con l’altro, infinite volte, riscrivendosi daccapo.
Su ARTRIBUNE il video e il racconto del progetto.